Dopo quanto accaduto alla sede di Bari dell'Agenzia delle Entrate, una sentenza è andata a condannare Equitalia, introducendo un nuovo criterio di esonero dal pagamento dei debiti. La battaglia contro l'ente è stata portata avanti dall'avvocato Vincenzo Sarnicola, il quale si è rivolto alla Commissione Tributaria con l'obiettivo di annullare una serie di cartelle esattoriali, tutte accomunate da un fattore: non era stato seguito l'iter di invio previsto dalla legge. Adesso, grazie all'accoglimento dell'appello, il magistrato, in qualità di rappresentante legale della sua cliente automobilista, ha ottenuto la vittoria su Equitalia.

La battaglia contro Equitalia e le cartelle esattoriali

E' stato l'avvocato Vincenzo Sarnicola a chiamare in giudizio Equitalia, per via di una cartella esattoriale inviata ad una sua cliente di Porto Viro di ammontare pari a 1039,72 euro. La somma di denaro richiesta dall'ente di riscossione si è andata a moltiplicare nel corso del tempo per via dei numerosi ritardi di pagamento, cosa che però non è mai stata notificata alla diretta interessata. Alla vista della cartella, la donna non si è lasciata abbattere ed ha deciso di ricorrere alla Commissione Tributaria, sottolineando l'incorrettezza dell'invio da parte di Equitalia. Alla base, infatti, ci sarebbe il fatto che l'Agenzia delle Entrate - Riscossione non dovrebbe limitarsi solamente a preparare ed inviare le cartelle esattoriali, ma dovrebbe essere nelle sue funzioni anche il controllo della correttezza dell'intero procedimento: in caso di qualche anomalia, infatti, l'emissione va sospesa e il fascicolo deve essere restituito al Comune richiedente.

L'annullamento della cartella esattoriale

Quanto accaduto all'automobilista di Porto Viro è alla base una serie di errori relativi al procedimento di invio e notifica: nonostante avesse ricevuto due contravvenzioni, i verbali non le sono mai stati notificati a causa dei tentativi falliti sia da parte delle Poste che del Comune.

Di regola sarebbe stato compito dell'amministrazione comunale controllare che l'invio fosse stato eseguito correttamente, cosa che in realtà non è mai accaduta; inoltre, anche Equitalia non ha effettuato i relativi controlli e, per questo motivo, l'avvocato Sarnicola è riuscito ad ottenere l'annullamento della cartella esattoriale della signora e il rimborso delle spese legali, poste a carico dell'ente di riscossione.

Il giudice di pace, infatti, ha ritenuto poco corretto far pesare sulle finanze della donna di Porto Viro l'errore commesso in primis dal Comune e poi da Equitalia: ''In parole povere, il 'non è colpa mia, ha sbagliato lui', non funziona, quando si va a chiedere soldi alla gente'', ha argomentato.

Quando è nulla la cartella di Equitalia?

Nel momento in cui si riceve una cartella da parte di Equitalia può capitare che questa sia nulla, in quanto possono essere trascorsi gli anni previsti per la prescrizione. Per questo motivo è bene controllare sempre la data dell'ultima notifica pervenuta dall'ente e controllare dunque il relativo termine, previsto ex lege: tali lassi di tempo sono differenti a seconda dei casi e della tipologia dei debiti da corrispondere.

Ad esempio, per il Canone Rai, l'IVA, l'IRPEF, l'IRAP, l'imposta catastale e di registro vale la prescrizione ordinaria, la quale fissa il termine a 10 anni dall'ultima notifica; in caso contrario, si applicherà la prescrizione breve di 5 anni per i debiti riconducibili a TASI, IMU, ACI, TARI, contributi INPS e INAIL e contravvenzioni relative al Codice della Strada. Per il bollo auto, invece, è pari a 3 anni. Per comprendere al meglio come funziona, ecco un esempio pratico: si ipotizzi che sia stata ricevuta una cartella esattoriale relativa all'IVA nel 2005 e che l'ultima notifica sia stata inoltrata nel 2007. Secondo la legge, la decorrenza del termine comincia a partire dal 2007, determinando così la prescrizione nel 2017. Bisogna ricordare però che, ogni qual volta si riceve una notifica di pagamento, il conto degli anni riprende da zero.