Nella sua costante guerra contro l'Isis il gruppo di hacktivisti di Anonymous ha appena pubblicato una lista di account Twitter collegati agli jihadisti. Lo riporta The Indipendent, che conferma una nuova lista diffusa con ben 9.200 nomi, tra cui alcuni già cancellati da Twitter. I responsabili del social network hanno risposto all'appello lanciato da Anonymus e dallo stesso giornale garantendo il massimo controllo dei "contenuti segnalati che infrangono le regole Twitter e che contengono minacce di violenza". Anonymus si appella non soltanto ai responsabili del social, cui chiede di rimuovere i nomi segnalati, ma agli stessi utenti chiedendo di segnalare account sospetti per far funzionare al meglio la sinergia di controllo utenti/social network.

E' una guerra a tutti gli effetti anche quella informatica che vede sul fronte social molta collaborazione e, ora come non mai, molta attenzione verso il terrorismo, la violenza e regole da rivedere come sta dimostrando anche Facebook. Il principale obiettivo di Anonymus è quello di frenare tutto il meccanismo di propaganda pro-Isis che sta circolando in maniera crescente attraverso le reti social diffondendo contemporaneamente minacce, video e quant'altro per confermare a livello globale la sua forza.

L'allarme riguardo alla crescita di account pro-Isis è partito dopo che un report americano, "The ISIS Twitter Census", realizzato grazie alla ricerca condotta da J.M. Berger studioso di estremismo in rete, ha mappato l'uso di Twitter da parte degli jihadisti.

Da questo report sono risultati circa 46 mila account aperti negli ultimi mesi dello scorso anno (precisamente dal 4 ottobre al 27 novembre 2014) e provenienti principalmente da Siria e Iraq ma anche da Arabia Saudita.

Tra i 10 Paesi di provenienza degli account risultano anche gli Stati Uniti, il Regno Unito e un account collegato all'Isis risulta localizzato in Italia.

Di questi 46.000 sono stati 79 quelli ufficiali da cui partivano i principali contenuti da diffondere per la propaganda terrorista e presi di mira da Twitter. Dopo la rimozione di tutti gli account sospetti, l'Isis ha minacciato Twitter - dal suo co-fondatore Jack Dorsey a tutti i suoi dipendenti - lanciando messaggi di questo tipo: "La vostra guerra virtuale contro di noi causerà una guerra reale contro di voi".

Da maggio 2014 sono stati identificati ben 60 mila account Twitter legati al terrorismo islamico e, dopo l'uccisione del giornalista James Foley e l'attentato a Charlie Hebdo, il social network ha iniziato il suo giro di vite chiudendone almeno la metà. L'ira dell'Isis si è scatenata soprattutto quando, il 26 febbraio scorso, è fallita una campagna social pro-jihad: hanno preso a minacciare Twitter ma sono stati pesantemente attaccati da un'azione collettiva di utenti.

L'Isis reagisce in vari modi: aprendo periodicamente nuovi account, creando profili a sostegno di account sospesi e poi rinati. Ma resta il fatto che la lotta da parte di Twitter e degli utenti contro le strategie di propaganda social dell'Isis ha un effetto decisamente repressivo: secondo Berger oggi il 73% dei sostenitori dell'Isis ha meno di 500 seguaci.