Cookie law, questa fino a due settimane fa la sconosciuta norma che negli ultimi giorni è salita alla ribalta soprattutto nei social, interessando chiunque avesse un blog o un sito. Da semplici utilizzatori di piattaforme a esperti di cookie, widget, plugin e script, improvvisamente tutti si sono resi conto di avere un generatore di cookie nel proprio dominio. Ed è partita la fobia collettiva.

Cos'è la cookie law?

Una direttiva europea, recepita con il Decreto Legislativo 136/2009, impone ai webmaster di informare i propri visitatori in merito all'uso di cookies, ovvero parti di file che vengono installati sul browser e che consentono di tracciare e (a seconda del tipo) profilare ogni singolo visitatore.

Questo può servire per migliorare la performance del sito o per offrire prodotti e messaggi adeguati alle abitudini dei navigatori. La Cookie law dava come scadenza il 02/06/2015 per mettere in regola tutti i siti, pena pesanti sanzioni che possono arrivare anche a 36.000 euro nel caso di informativa non adeguata, o 120.000 euro per l'installazione di cookies di profilazione senza esplicita autorizzazione. Si precisa che la normativa riguarda tutti, compresi i siti istituzionali.

Come ci si mette in regola?

Le soluzioni, in questi giorni, sono fioccate. Da quelle professionali a pagamento, che si presentano come le più sicure, a quelle per chi sul proprio sito vorrebbe spenderci del tempo ma non del denaro.

Il comune denominatore di tutte queste soluzioni, però, è che c'è ancora tanta confusione e anche il Garante della Privacy non è riuscito a chiarire tutti i dubbi degli utenti che, preoccupati, si stanno attrezzando come meglio possono, utilizzando in alcuni casi soluzioni fatte in casa sperando, in ogni caso, di non incorrere in alcuna sanzione.

Ciò che preoccupa di più, però, è l'informazione errata, tanto che molti fruitori di servizi gratuiti (piattaforme come WordPress, Blogger e simili) sono convinti di non doversi adeguare, partendo dall'errato presupposto che il loro blog o sito non utilizzi cookies. In realtà non è così.

Il cattivo esempio del Garante

Tra tante informazioni, che vanno in un verso o nell'altro, ci sono i dati di fatto.

Molti siti, anche molto noti, non erano a norma fino a poche ore dalla scadenza imposta dal Garante. Ma è proprio visitando il sito del Garante che scappa il sorriso più grande: infatti nemmeno sul sito del Garante è possibile vedere comparire il famigerato 'bannerino' che dovrebbe dare l'informativa breve e rimandare a quella estesa per l'utilizzo dei cookies. E anche l'informativa sulla Privacy dello stesso sito del Garante non tratta in maniera approfondita l'utilizzo dei cookies. Lo stesso avviene su altri siti istituzionali, come quelli del Parlamento e del Senato della Repubblica, mentre è a norma quello della Camera dei Deputati. La domanda che sorge spontanea, a questo punto, è: chi sanzionerà il sito del Garante?