L’esistenza delle onde gravitazionali ipotizzate dal fisico e filosofo tedesco Albert Einstein è stata confermata ieri, 11 febbraio 2016. Prodotte nell’ultima frazione di secondo del processo che riguarda la fusione dei buchi neri, sono state rilevate nel mese di settembre 2015. Tale scoperta, senza precedenti per la fisica, assume una straordinaria importanza dal momento che fornisce anche la prova diretta dell’esistenza dei buchi neri.

L'ipotesi di Einstein

Un secolo Albert Einstein ipotizzò l’esistenza delle onde gravitazionali, indicandole come onde di deformazione della metrica dello spazio – tempo.

Negli anni '50 furono effettuati i primi esperimenti per arrivare ad una conferma della teoria ma tanto Einstein quanto altri scienziati ritennero nulla ogni possibilità di intercettarle a causa della loro evanescenza. Oltre mezzo secolo più tardi, nel marzo del 2014, alcuni astronomi di Cambridge annunciarono di essere riusciti ad individuare ed a realizzare la loro prima immagine diretta; annuncio che però fu smentito nel febbraio dello scorso anno. Ieri, 11 febbraio 2016, ne è stata finalmente confermata l'esistenza e l'annuncio è stato diffuso in una conferenza congiunta, a Cascina (in provincia di Pisa), con EGO (osservatorio gravitazionale europeo) – VIRGO e LIGO (Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory, cioè “osservatorio interferometro laser delle onde gravitazionali).

Albert Einstein aveva ragione.

Perché è importante la scoperta delle onde gravitazionali?

La scoperta delle onde gravitazionali è moltoimportante perché dà la possibilità di studiare fenomeni astronomici sconosciuti che riguardano l'universo. Inoltre ad esse si deve la prova diretta dell’esistenza dei buchi neri. Le onde in questione infatti sono da questi generate.

Riuscendo a passare indisturbate per tutta l’estensione dello spazio – tempo, riescono a fornire dati ed informazioni su quello che avviene nei buchi neri stessi. Infine risultano essere una prova che va a confermare la Teoria della relatività del tedesco Einstein, lo stesso fisico che le aveva ipotizzate nel 1916