Internet compie trent’anni, almeno in Italia. O meglio, e per essere più precisi, li compirà il prossimo 30 aprile, quando cadrà l’anniversario della prima trasmissione che collegò il Centro Universitario per il Calcolo Elettronico di Pisa a Roaring Creek, nella lontanissima Pennsylvania. A quel tempo, in Europa, non si parlava che del terribile incidente di Chernobyl, e la notizia passò in secondo piano, anche perché nessuno, neppure fra i più diretti interessati, aveva realizzato la portata di ciò che era successo. Come ha raccontato qualche giorno fa Stefano Trumpy, che quel 30 aprile era il direttore del Centro di Pisa, “non immaginavamo che quello fosse l’inizio della società dell’informazione”.

Italia artefice di una grande operazione culturale

Stefano Trumpy, Luciano Lenzini, Antonio Blasco Bonito e Marco Sommani. Questi i nomi degli artefici di un successo che proiettò l’Italia del 1986 fra i paesi europei pionieri di internet, con Gran Bretagna, Norvegia e Germania. Un primato che stona con la situazione attuale in cui, come ricorda Luciano Lenzini, “siamo quart’ultimi in Europa per diffusione e utilizzo della rete”. Quel gruppo di ricercatori fece comunque la storia, portando a termine un progetto basato su tecnologie avanzatissime e spingendosi a utilizzare hardware che, per quei tempi, erano vera e propria fantascienza. Oggi, quegli equipaggiamenti sembrano goffi e superati, ma non è di tipo tecnologico il successo di quel 30 aprile: quella fu “una grossa operazione culturale”, come dice ancora Lenzini.

Il mondo prima di internet

Non possono esserci dubbi: internet ha cambiato il mondo, la cultura e il modo di fruirla. Che poi il cambiamento sia stato in meglio da ogni punto di vista è questione ancora dibattuta e senz’altro è ancora troppo presto per arrivare a delle conclusioni. La giovane età del web consente di fare paragoni fra un prima e un dopo che si spalmano nell’arco di una vita.

Prima di internet, per trovare informazioni su un argomento qualsiasi occorreva disporre di una buona biblioteca, mentre ora c’è un oracolo sempre disponibile, chiamato Wikipedia. Prima di internet, i vuoti di memoria erano incolmabili: se il tal nome non veniva in mente, non restava che aspettare l’illuminazione. Oggi c’è Google.

Prima di internet, se si voleva vedere il video di una canzone, toccava pazientare per ore davanti a un’emittente televisiva chiamata Videomusic, mentre oggi c’è YouTube. Sempre parlando di musica, prima di internet, se si aveva l’inclinazione per il rock e si voleva imparare un brano, gli accordi bisognava studiarli e indovinarli a partire dalla registrazione originale, mentre oggi ci pensa il web a fornire una risposta. Un ultimo esempio. Prima di internet, ci si poteva perdere. In automobile o a piedi che fosse, poteva capitare di non avere più, ad un certo punto, la più pallida idea di dove ci si trovasse. Toccava chiedere informazioni, oppure girare con ingombranti mappe cartacee. Oggi basta avere uno smartphone. Certo, internet non può ancora aiutare quando è nella vita che non si riesce più a trovare la direzione giusta, ma forse è solo questione di tempo. Aspettiamo altri trent’anni.