Non vi è certezza sulla consapevolezza della morte nel regno animale ma di certo il senso del tempo, la finitezza degli eventi e la certezza che la vita finirà è una caratteristica dell'uomo che ha largamente influenzato lo sviluppo sociale e culturale della nostra specie. Nessuna specie come l'uomo ha sviluppato una ritualità complessa attorno alla morte. Quale che sia tale ritualità, ostentata con coreografici funerali, uso delle prefiche o una sobria sepoltura privata, una cosa accomuna tutti: il profondo rispetto per il dolore di chi resta, la sospensione del giudizio su chi lascia questo mondo.

Come ogni regola, l'eccezione era solo questione di tempo: i social network hanno cambiato anche questo.

Lo scorso20 agosto, al congresso annuale della American Sociological Association è stato presentato uno studio dell'Università di Washington riguardo l'uso di Twitter in merito alla conversazione sulla morte. Due dottorande, Nina Cesare e Jennifer Branstad, hanno analizzato i feed di alcuni utenti di Twitter deceduti e hanno rilevato come su questo social network si inneschi un discorso sulla morte pubblico aperto e franco, lontano dall'atmosfera solenne di una reale cerimonia funebre.

La ricerca è stata condotta utilizzando mydeathspace.com, un sito che raccoglie i necrologi online e li mette in collegamento con i profili social delle persone decedute.

Così sono stati trovati, tra circa 21.000 necrologi, 39 utenti con profilo Twitter, deceduti per cause varie, tra cui suicidio, incidente d'auto o colpi d'arma da fuoco. Esaminando scrupolosamente i post da parte di altri utenti su questi profili, le due ricercatrici hanno rilevato che chi postava commenti erano anche persone che nella vita di tutti i giorni erano sconosciute ai deceduti, e che i commenti erano aperti dibattiti, perfino giudizi di merito o di condanna.

Oltre ai messaggi di affetto sentito ed esternazioni di ricordi di vita insieme da parte di utenti legati affettivamente ai deceduti, vi erano riflessioni sul senso della vita e della morte, in un clima espansivo, privo di barriere. Nei post e nei commenti non vi è alcuno dei classici filtri che useremmo ad un funerale reale, quando si evitano frasi personali o complesse per evitare gaffes, e si preferisce nuotare in acque sicure, col salvagente delle parole di circostanza.

In questo, afferma Branstad, Twitter si differenzia da Facebook, in quanto "un post in ricordo di un defunto su Facebook è quasi come stare davvero nella camera ardente, a parlare con i familiari, a condividere il dolore in una cerchia ristretta"; è infatti consueto che su Facebook ad un post di questo tipo rispondano soltanto gli utenti che anche nella vita reale hanno una relazione con il defunto.

SuTwitter chiunque può scrivere o commentare qualunque utente, avendo inoltre a disposizione 140 caratteri in cui condensare il pensiero. Probabilmente è questa caratteristica, secondo le ricercatrici, che su Twitter sposta il discorso sulla morte su un piano più ampio, spersonalizzato, sdoganando un tradizionale baluardo di privato pudore, l'elaborazione di un lutto.

Se questo sia auspicabile dovranno deciderlo coloro che stabiliscono le regole di condivisione sul social, come ogni strumento libero e pubblico è in divenire, e con esso le sue regole. Afferma la Dott.ssa Cesare che Twitter "riunisce persone estranee in questo spazio per condividere preoccupazioni comuni ed avviare conversazioni riguardo la morte in un modo del tutto unico".

Umberto Eco ebbe a dire che "I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli", e non discuteremo la sua personale per quanto illustre opinione; tuttavia è ineludibile che questo diritto spesso abbia il potere di amplificare la percezione degli eventi, e di creare comunità che, anche se virtuali, hanno spesso una connotazione positiva.