È giunto al termine ieri l'esperimento NASA alle Hawaii, dopo un anno in cui 6 finti astronauti hanno vissuto in condizioni ristrette di isolamento e privazioni. L'esperimento destinato a simulare la vita su Marte è stato il test più lungo del suo genere mai condotto da una agenzia spaziale, suddiviso in tre squadre rinchiuse per quattro, otto e 12 mesi in una piccola cupola sul piano roccioso del vulcano Mauna Loa nelle Hawaii (2400 m sul livello del mare), conl'habitat più simile a quello di Marte che possiamo trovare sulla Terra.

L'equipaggio, costituito da un fisico, un ingegnere aerospaziale, un scienziato del suolo, un architetto, un medico e un astrobiologo, accompagnati da un giornalista, ha avuto a disposizione risorse limitate - cibo arrivato ogni quattro mesi, acqua ogni due e si poteva comunicare con i “terrestri” soltanto tramite e-mail in ritardo di 20 minuti, il tempo necessario per i segnali di viaggiare da/e verso Marte.

Ai finti astronauti era permesso di lasciare il loro “yurta” habitat, ma solo indossando tute spaziali pesanti, con l'ossigeno limitato e, se non fosse abbastanza, non sono stati risparmiati di situazioni di emergenza stressanti, innescati per testare la coesione del gruppo e le loro prestazioni. Ad esempio, l'allarmeche un'ondata di radiazioni mortali stesse per colpire il pianeta a causa di un improvviso aumento dell'attività solare, ciò che ha costretto, di conseguenza, a rifugiarsi fuori della cupola in tubi di lava raffreddataoppure leimprovvise interruzioni di corrente e la rottura degli strumenti di ricerca. Tuttavia, secondo Kim Binsted , il ricercatore principale del progetto, quasi mai si sono lamentati e sono rimasti, generalmente, molto positivi.

Difatti, a detta di Binsted, nelle registrazioni dei sociometer - un gadget radio che ha misurato le interazioni sociali tra i membri della squadra, i reclami sentiti più frequente erano: “chi ha mangiato l'ultimo pezzo di cioccolato?”, “ si sta masticando troppo forte !” o dei rimproveri per chi non ha fatto la sua parte di lavori.

I ricercatori americani staranno ora ad analizzare e confrontare i dati provenienti dai tre missioni di simulazione per individuare ciò che potrebbe alimentare i problemi tra i membri dell'equipaggio, in vista di un futuro viaggio verso Marte. L'ingegnere che ha lavorato per la Nasa spera che tutto sia prontoentro il 2030. Fino ad allora, HI-SEAS (Hawaii Space Exploration Analog and Simulation) sta preparando altri due missioni nella cupola di Mauna Loa.

Laprossima, a partire da gennaio 2017, si concentrerà sulla selezione dell'equipaggio e sulla composizione ideale di un team di Mars-bound. Le missioni future faranno testare anche i trattamenti medici a distanza per questioni come l'influenza o una gamba rotta, così come diversi sistemi di riciclaggio.

Quello che l'Agenzia Spaziale americanaspera di trovare sul pianeta rossa non sono i piccoli omini verdi, ma piuttosto il segreto tramite il quale la materia inerte è capace di innescare la scintilla della vita. Questa ricerca potrebbe spiegarci come è iniziata la nostra vita sulla Terra e sopratutto come potremmo creare la vita noi stessi, un traguardo che alcuni terrestri stanno seguendo incessantemente da anni e anni.

Un obiettivo, senz'altro,molto allettante. Però, forse non dovremmo dimenticare che il gioco da Dio e sempre un rischio e ci potrebbe riservare, come effetto collaterale,sorprese inimmaginabili. Come, fra l'altro, l'estinzione totale della specie umana.