Un nuovo annuncio della NASA espande ancora di più i limiti del nostro sguardo nell'Universo: grazie al telescopio spaziale kepler, il numero di pianeti sale a 4.034, con ben 219 nuovi candidati.

10 nuovi pianeti abitabili

La missione Kepler è iniziata nel 2009, con il lancio del telescopio avvenuto con successo. L'obiettivo è quello di aggiungere all'elenco nuovi possibili pianeti simili alla Terra, orbitanti intorno a stelle diverse dal Sole. Nel dettaglio, i pianeti che più destano l'interesse dei ricercatori sono quelli situati in "fascia abitabile", ovvero ad una distanza dalla stella di riferimento che permetta la formazione di acqua allo stato liquido, l'elemento essenziale della vita.

Proprio 10 pianeti di questo tipo sono stati citati nell'annuncio della Nasa. La ricercatrice Susan Thompson, coordinatrice del catalogo presso il Seti Institute di Mountain View (California), ha appunto sottolineato la pertinenza della scoperta con lo scopo della missione: ''Questo catalogo frutto di misure estremamente accurate è la base di partenza per rispondere ad una delle domande più interessanti dell’astronomia. Quanti sono i pianeti simili alla Terra nella nostra galassia?". Essi andranno quindi ad aggiungersi ai 50 papabili già individuati, di cui 30 sono già stati soggetti a verifica.

Due tipologie di esopianeti

Non sono solo i 10 nuovi pianeti in fascia abitabile a catturare l'attenzione dei ricercatori.

Kepler ha infatti permesso un altro importantissimo passo avanti, ovvero la distinzione fra due tipi di piccoli esopianeti, termine che indica i pianeti non appartenenti al Sistema Solare. Di questi corpi extrasolari, un tipo si distingue per il fatto di essere gassoso e di dimensioni ridotte rispetto alla Terra; il secondo tipo, invece, è di natura rocciosa ed è invece di grandezza approssimabile al nostro pianeta.

"Trovare due gruppi distinti di esopianeti è come scoprire che mammiferi e lucertole formano due rami distinti dell'albero evolutivo" ha affermato Benjamin Fulton, dell'Università delle Hawaii a Manoa. La distinzione di queste due tipologie può non sembrare così importante, ma in realtà essa rivela un percorso ben delineato che può indirizzare le future ricerche.

Avendo determinato questa differenza, i ricercatori possono stabilire che circa la metà degli esopianeti è gassosa e non presenta superficie, oppure ha un'atmosfera così pesante da rendere impossibile la vita così come la conosciamo.

Un nuovo inizio

Quest'ultima catalogazione di Kepler, oltre ad essere la più dettagliata raccolta finora, è anche stata l'ultima della missione di un ciclo di quattro anni dedicato a parte della costellazione del Cigno. "Ci si sente un po' come alla fine di un'era" ha dichiarato Thompson, "ma, in realtà, penso sia un nuovo inizio". La ricercatrice del Seti Institute ha poi espresso grande entusiasmo al pensiero delle grandi possibilità che i dati raccolti offriranno agli esperti.

Nel 2013 la missione Kepler aveva subito un guasto al giroscopio, tale per cui le prestazioni del telescopio si erano ridotte. I ricercatori avevano quindi modificato i loro obiettivi in base a questo limite, con il simbolico cambio di nome da Kepler a K2. Il termine della missione è previsto a ottobre, momento in cui la splendida avventura del telescopio giungerà al termine. Il team ha dichiarato che i dati saranno a disposizione di tutta la comunità scientifica, così che il Kepler potrà passare il testimone alle missioni del futuro.