I film ci hanno sempre visto lungo, trattando con incredibile anticipo rispetto al tempo corrente i temi più svariati. Fra tutti c'è quello delle guerre combattute da robot capaci anche di prendere decisioni autonomamente al posto nostro, pilotandoli a distanza o programmandoli a dovere come in un videogioco. Assodato che la migliore guerra è quella che non si inizia, in caso di conflitto siamo tutti d'accordo che sul campo è meglio risparmiare una vita umana che artificiale, dopotutto è anche questo il fine dell'introduzione dei robot sul campo di guerra, soccombono al posto nostro e svolgono missioni che per un umano sarebbe impossibile affrontare.

Ma in questi giorni si lancia l'allarme, perché un sistema elettronico può ritorcersi contro.

Il problema è il controllo

Proprio uno dei pregi di questi sistemi diviene potenzialmente uno dei difetti più grandi. Fondamentalmente l'allarme risiede nella possibilità che i robot impiegati per uso militare possano uccidere a comando attraverso una riprogrammazione e intercettazione da parte di una forza nemica (hacker, terroristi, despoti e semplici malintenzionati) colpendo dovunque e chiunque. Questa eventualità tutt'altro che remota ha portato molti costruttori leader (ben 116 da 24 paesi) nel campo informatico a chiedere alle Nazioni Unite che questi sistemi vengano vietati sul campo. Una prima occasione utile ad informare è stata quella dell'apertura a Melbourne della "26° Conferenza Internazionale Congiunta sull'Intelligenza Artificiale", evento di spicco in cui tutti i grandi della robotica si incontrano per discutere di diversi temi inerenti al campo d'interesse; tra questi Elon Musk della Tesla Automotive e Mustafa Suleyman di Google.

Proprio loro hanno firmato una lettera d'intenti che avverte chiaramente sul pericolo in cui si dichiara che questo genere di armi minacciano seriamente la sicurezza mondiale e che si apprestano a diventare il terzo step evolutivo dei sistemi di guerra. Oltre ai limiti sul controllo di queste armi, si pensa anche alla possibilità che queste possano estendere a dismisura, e con una rapidità mai sperimentata, i conflitti.

E si scrive inoltre che il tempo per agire è già poco, e una volta che ci si sarà avvicinati a questo genere di tecnologia sarà difficile tornare indietro.

Immediata la risposta

La macchina mondiale si è già messa in moto, infatti l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha recentemente iniziato a discutere formalmente su questi temi, ma anche su tecnologie in parte già realizzate che vanno pericolosamente in quella direzione, come droni e mitragliatrici automatizzate.

In concomitanza è stato costituito un gruppo Onu che studierà attentamente la diffusione e i rischi delle armi autonome letali. Già Einstein, in un suo celebre pensiero, spiego chiaramente ciò che sarebbe successo, dicendo che "nessun topo costruirebbe una trappola per topi".