L'ex manager di Tinder, Ryan Ogle, ha presentato al Ces 2018 di Las Vegas la sua nuova idea: un'applicazione che possa aiutare chi sogna un'opportunità di lavoro.

Come funziona Ripple?

Ogle, assieme ad un gruppo di ex dipendenti di Tinder ha deciso di creare un'alternativa valida a LinkedIn. L'app funziona sul modello, ormai consolidato, di Tinder. Basterà trascinare sulla destra la foto di un profilo che riteniamo interessante per inviare una richiesta di contatto. Contrariamente trascinando l'immagine verso sinistra rifiutiamo tale possibilità.

L'idea è quella di creare una rete di contatti con l'obiettivo finale di ottenere o elaborare un'opportunità di lavoro. È possibile seguire giornalmente le persone della nostra cerchia di "amici" grazie al sistema di news che permette addirittura di leggere i tweet degli altri utenti. L'intento è quello di far nascere collaborazioni lavorative o nuove idee professionali ma in modo creativo e giocoso. La differenza sostanzialmente con LinkedIn sta proprio qui: su Ripple non ci sono offerte di aziende.

Come si crea un account?

La creazione di un profilo avviene in pochi secondi, l'autenticazione avviene tramite sms, sullo stile di WhatsApp, successivamente si può procedere con la scelta dei propri interessi, l'inserimento di una foto da usare come immagine profilo e per finire si inseriscono le esperienze lavorative maturate negli anni.

Il sistema interno di geolocalizazzione unito ad altri algoritmi basati sui propri dati e gusti ci segnalerà le persone nelle vicinanze con profili affini al nostro e background lavorativo comune.

Addio biglietto da visita

L'idea di Ripple è proprio quella di pensionare il caro e vecchio biglietto da visita. L'app sfrutta un mezzo molto più veloce della localizzazione: il riconoscimento facciale.

Basterà puntare la fotocamera del proprio device sul volto di una persona e se questa risulta essere iscritta a Ripple appariranno sul display le sue informazioni base.

Il "face connect" ha però creato qualche polemica riguardo il tema della privacy. Utilizzando lo zoom è possibile il riconoscimento facciale della persona interessata anche a tre o quattro metri di distanza.

Quindi senza il suo consenso. Sulla questione Ogle ha provato a rassicurare i futuri utenti affermando che la persona inquadrata deve decidere se accettare o meno la richiesta di contatto, inoltre solamente nome, cognome e professione saranno le informazioni visibili.