Matilde Serao nella sua opera "Il ventre di Napoli"muove una dura critica alla Napolidell'800 o per meglio dire a tutti coloro che avrebbero dovuto tutelare lacittà e comprendere la sua reale configurazione. La scrittrice esordisce conun duro attacco alle autorità che riferendosi a Napoli parlano solo del celocolor cobalto e delle belle signore che passeggiano per via Caracciolo e nonhanno cura invece di quella grande fetta della popolazione che soffre e si disperaper la condizione di vita cui è destinata.

La Serao ci parla di una Napoli povera, afflitta dal colera e sofferente per ladrammatica situazione economica e sociale.

Ci descrive l'anima dellacittà, i napoletani. Questo popolo, da tutti additato come rozzo ed ignorante, civiene fatto riscoprire in una nuova luce, una luce umana e drammatica al tempostesso. Il napoletano è un uomo sofferente, costretto a vivere in unacittà stretta e angusta dove persino il sole prova fatica ad addentrarsi, dovetra sudiciume e povertà muoiono ogni giorno, anche a causa della grandepandemia dell'epoca, centinaia di persone. Il napoletano è un lavoratoresfruttato, sottopagato ed il più delle volte maltrattato; costretto a situazioni talvolta assurde per arrivarea guadagnare quei pochi soldi che permettano alla sua famiglia di mangiare. Èforte il sentimento religioso di questa popolazione che allestisce, allameglio, veri e propri tabernacoli per tutta la città nella speranza di un aiutodall'alto che possa sanare la situazione o comunque rasserenare gli animi.

Ebbene si, l'animo. Perché il napoletano non è un uomo avido, si accontenta dipiccole gioie, come il vino da quattro soldi della domenica o del poco di pastache riesce a comprare quando ha qualche moneta. Ci vengono descritte le usanze,le credenze e le superstizioni di questo popolo che nonostante la difficilesituazione mostra comunque un forte senso di appartenenza, di  condivisionedi una data situazione.

Il realismo delle immagini proposte dalla Serao è molto forte, viene percepito dallettore che si sente quasi in empatia con il testo ed i suoi contenuti. Dolore, sofferenza, speranza e le tante altre sfaccettature che la Serao ci propone di questo popolo sono unqualcosa di sorprendente che spinge il lettore a riflettere sui meccanismi dellasocietà. La Serao scrive ispirandosi a narratori veristi come Verga e Zolacon una prosa accesa e colorita tipica dell'ambito giornalistico da cui hatratto questo libro.

 La visione verista della Serao è caratterizzatadalla possibilità di un ribaltamento delle situazioni e quindi di un miglioramentodella società. La Serao crede nella possibilità di una Napoli migliore, dove ildivario tra ricchezza e povertà possa essere meno rilevante, dove il cittadino possamigliorare il proprio modus vivendi.  

Zola invece, nell'opera che ha ispiratola scrittrice "Il ventre di Parigi ", descrive i sobborghi parigini, losquallore ed il degrado di quei luoghi ma con una pessimistica nota dirassegnazione. 

Infatti egli non vede possibilità di riscatto dellasocietà che, secondo il suo parere, è destinata a perseverare in questo suostato e a rimanere sempre ai margini della prosperità e del benessere.

Il testodella Serao è scritto in forma scorrevole e coinvolgente; si avverte infatti lapartecipazione della scrittrice a livello emotivo ed ella riesce a tenere destal'attenzione del lettore e a coinvolgerlo.