Delusione generalizzata, critiche alla scienza tecnologica presente nella narrazione, dinamiche stellari considerate azzardate, emulazioni a film di genere come 2001 Odissea nello Spazio troppo azzardate. Queste le istanze dei molti spettatori delusi dall'ultimo film di Christopher Nolan. Interstellar è in realtà un film molto azzeccato e riuscito. Di fantascienza nella sua sola dimensione profilmica e saggio filosofico nei contenuti e nella trama. Un trattato schermico su come il pensiero tecnologico parli in fondo all'animo umano. L'uomo è teso ad un percorso evolutivo, proposto qui nella forma di viaggio interstellare, che sulla Terra è ingabbiato dello scorrere del tempo, ma che dentro la nostra anima non ha dimensioni o età.

Che si tratti di migrare su un altro pianeta o che si entri in se stessi poco conta. L'importante è avere chiaro perché lo si fa, accettare e cedere all'impulso che inspiegabilmente "ci conduce là". L'altrove è la meta, ma l'altrove è hic et nunc. L'abbandonare (apparentemente) una figlia o la famiglia, giudicato sul nostro pianeta fatto riprovevole e ingiusto, non è altro che accettare questo impulso e obbedire ad una tensione naturale che non si sa codificare. E allora, quando si ama veramente chi si dice di amare, la distanza perde necessariamente di significato. Si potrà attendere per una vita intera perché forse l'eterno non è altro che un istante, da qualche altra parte.



Il film mostra bene come l'ego (degli altri) possa essere l'unico vero nemico quando non trova la "propria" strada e il proprio senso.

Qui e là, sulla terra o su un altro pianeta, prima o dopo, sempre e mai sono concetti che si impara presto a percepire come relativi e imprecisi. Definizioni che diventano scomode e perdono di valore man mano che il film procede. E tutta la tecnologia che pervade lo schermo ha uno scopo meramente simbolico. Vuole dire che nella τέχνη (téchne) non possiamo sacrificare gli dei di eros e psiche.

Non serve una tecnologia assolutamente precisa per iniziare il viaggio interstellare (ovvero quello dentro di noi), perchè il vero obiettivo da mostrare è come si può arrivare diritti all'essenza. Recitato molto bene, di una lunghezza necessariamente sufficiente, Interstellar ci chiama a riflettere su dove vogliamo andare veramente.

Il clima asfittico sulla Terra, che uccide il mais e rende difficile le giornate, non è altro che il disagio dentro l'uomo quando vive senza darsi un senso e senza agire. Partiamo tutti per l'universo ignoto, scopriremo forse che tutto è già in noi.