La Lingua del Bel Paese sembra essere in pericolo: un'ingente massa di parole straniere e soprattutto anglicismi entrano nell'uso corrente dei parlanti italiano. Appare ormai come una moda l'utilizzo di parole inglesi al posto del corrispettivo termine italiano, ci fa sentire internazionali e con una marcia in più; ma perché usare parole straniere quando è meglio esprimere il concetto nella nostra lingua che possiede un'espressività innata? Bisogna cercare di evitare la colonizzazione da parte di altre lingue.

L'opinione di un grande scrittore

In sostegno della campagna per la purezza della nostra lingua c'è il grande scrittore Andrea Camilleri che invita a non dimenticare le origini classiche dell'italiano e a riscoprirne il corretto utilizzo; egli si dichiara preoccupato per questo impoverimento dell'idioma che potrebbe portare verso un infiacchimento stesso della lingua italiana e addirittura alla scomparsa dagli ambiti importanti.

Spesso sono le personalità più importanti della nazione che introducono nei loro discorsi parole di origine straniera, semplicemente per risultare più europei e senza considerare che è uno svantaggio per la propria identità nazionale.

La parola alla Crusca

Anche l'Accademia della Crusca ha espresso la propria opinione a riguardo e, il presidente Claudio Marazzini ha lanciato l'allarme per quanto riguarda l'uso della nostra lingua: molte forme, come il congiuntivo e il futuro, non vengono più utilizzate, a vantaggio di un'invasione da parte dei forestierismi. Marazzini, che è anche professore universitario di storia della lingua italiana, dichiara che continuando di questo passo, nel 2300 l'italiano sarà scomparso definitivamente.

Ma una previsione più a breve termine vede l'italiano del 2050 molto semplificato e ridotto all'osso, una lingua banale che non rispecchierà più i grandi classici e che farà sempre più a meno della tradizione greco-latina.

Una lingua con una grande storia alle spalle non può terminare in questo modo; sta a noi italiani riprendere il dizionario in mano e cominciare a riutilizzare quelle parole che oggi risultano un po' desuete.