Non solo un panino, ma anche il pasto dentro un contenitore termico. Per difendersi dal caro-mensa, le famiglie potranno far mangiare a Scuola ai loro bambini cibi preparati a casa. E’ quanto ha stabilito la Corte di Appello di Torino, con la sentenza n. 1049 del 19 aprile 2016, pubblicata in data 21 giugno 2016, rovesciando la decisione del tribunale pronunciata in prime cure. Il servizio di refezione scolastica, previsto dal D.M. 31 dicembre 1983, non è infatti obbligatorio. I genitori possono scegliere tra mensa e pasto domestico. La sentenza dei giudici torinesi apre la strada alle richieste di esonero dal servizio, oneroso, di refezione scolastica comunale.

A scatenare la ribellione dei genitori era stato l’aumento delle tariffe stabilito dal Comune di Torino nel 2013. Aumento contro il quale le famiglie torinesi prima si sono rivolte al T.A.R., che però lo ha ritenuto legittimo, e dopo al giudice ordinario per vedersi riconoscere il diritto a portarsi il pasto da casa. Prima di oggi chi non voleva pagare la refezione, doveva prelevaare i figli da scuola, per riaccompagnarli dopo pranzo. La Corte di Appello, invece, ha stabilito che gli alunni possono restare a scuola anche se non mangiano i cibi della mensa perché ciò rientra, a pieno titolo nell’esercizio del loro diritto all’istruzione. Secondo i giudici torinesi, infatti, il tempo mensa fa parte integrante della didattica che, in senso lato, comprende anche i momenti educativi e di socializzazione.

Con l’ulteriore conseguenza, forse ancora più dirompente, che durante l’orario della mensa devono essere presenti insegnanti, e non semplici sorveglianti come accade ora. Il che potrebbe rendere necessario per il Miur assumere nuovo personale docente. Il pasto domestico può essere consumato nel refettorio scolastico, di cui è possibile fare un uso promiscuo.

In nessun caso, comunque, chi consuma a scuola il pasto domestico può essere discriminato. No, dunque, a mense separate.

Ma non è detta ancora l’ultima parola.

La vicenda non è ancora chiusa, in quanto pendono i termini, a disposizione del Miur e della Città di Torino, per ricorrere in Cassazione. Interessante sarà vedere come reagirà il neo sindaco di Torino, Chiara Appendino, che da battagliero consigliere comunale di opposizione in sala rossa si è sempre detta contraria tanto alle tariffe applicate dal Comune, perché troppo care, quanto all’esonero dal servizio di refazione scolastica.

Al pari dell’uniforme scolastica, anche il servizio mensa realizzerebbe, infatti, l’uguaglianza e la parità sociale in materia d'istruzione. Ora che la Appendino è stata eletta Sindaco cosa farà? Vedremo.