Troppo vecchi per essere i genitori della loro legittima figlia biologica. Lo ha stabilito oggi la Corte d'Appello di Torino, confermando lo stato di adottabilità della bimba, che oggi ha sette anni e aveva solo pochi mesi quando è stata allontanata dalla coppia che l'ha concepita.

Luigi Deambrosis, 75 anni, e Gabriella Carsano, 63, di Casale Monferrato, disperati per come quella che doveva essere la gioia più grande della loro vita si è trasformata in un dolore immenso, non si arrendono. Hanno affrontato più gradi di giudizio per ottenere una giustizia che non hanno ancora avuto.

Proseguiranno la loro battaglia. L'avvocato che li assiste da sempre, Adriana Boscagli, aspetta di leggere le motivazioni della sentenza per impugnarla. Del resto, la piccola era stata allontanata dai "genitori-nonni", come sono stati ribattezzati, dopo una denuncia per abbandono che si era rivelata infondata. Inoltre secondo la Cassazione "La legge non prevede limiti di età per chi intende generare un figlio".

Una storia fondata su un equivoco

Quando la piccola viene al mondo, mamma e papà hanno rispettivamente 57 e 69 anni. La bimba ha pochi mesi, quando i vicini di casa la vedono piangere, sola in macchina, nel viale a pochi passi dall'abitazione. Chiamano i carabinieri e parte il procedimento penale.

Luigi viene rinviato a giudizio: l'accusa è di abbandono.

Secondo il Tribunale padre e madre non sono adatti a svolgere il ruolo di genitori. Quindi al procedimento penale si aggiunge quello civile, per decidere se la bimba, nel frattempo data in affido, sia adottabile. Da quel momento in poi mamma e papà possono incontrare la loro figlia soltanto qualche volta, sotto lo stretto controllo degli assistenti sociali.

Nel 2013 la Corte d'Appello conferma il giudizio del Tribunale: la piccola viene sottratta ai genitori e inserita in una famiglia adottiva.

I Deambrosis fatto tutto il possibile per riavere la bimba, ma arriva la sentenza di adozione, in un primo tempo avallata anche dalla Corte di Cassazione.

Ma nel giugno 2016, finalmente, la sentenza che ribalta le decisioni precedenti.

Con un ricorso per revocazione, l'avvocato Boscagli chiama in causa la Suprema Corte sostenendo che alla base di tutte le sentenze precedenti c'è un errore: l'accusa di abbandono della bambina da parte del papà, che invece è stato assolto in tutti e tre i gradi di giudizio perché l'aveva lasciata sola giusto il tempo per scaldarle il latte. Gli atti tornano quindi dalla Cassazione alla Corte d'Appello.

La Corte d'Appello conferma la sentenza di adottabilità

Oggi, però, la Corte d'Appello ha respinto il ricorso, disponendo che la bambina deve restare con la famiglia adottiva, in linea con quanto richiesto dal procuratore speciale della piccola. Secondo i giudici "non si può, a distanza di tanto tempo, ricucire un cordone ombelicale ormai reciso".

Immediata la replica dell'avvocato Boscagli: "Certamente la sentenza tiene conto dello stato attuale della bimba, che vive con un'altra famiglia, e dell'eventuale trauma conseguente alla separazione. Ma prima o poi bisognerà spiegarle che i suoi genitori sono altri e come mai è stata allontanata da loro".