Seguace della "terapia hameriana", per nove anni ha curato una paziente affetta da Melanoma maligno con erbe, tisane e sedute psicologiche. La donna è morta a 53 anni, dopo una lenta agonia, senza aver mai ricevuto il minimo beneficio dai trattamenti ricevuti. Trattamenti che sono costati al medico Germana Durando la condanna a due anni e sei mesi di reclusione per omicidio colposo. Più alta la richiesta formulata dal pubblico ministero Rossella Salvati: quattro anni di carcere. L'inchiesta giudiziaria che ha portato Germana Durando sul banco degli imputati del Tribunale di Torino ha preso il via quando per Marina Lallo non c'era ormai più nulla da fare.

A far scattare le indagini il fratello della vittima, Rudi, medico torinese da anni trasferito a Roma, dove esercita la professione.

Erbe, tisane e sedute psicologiche per combattere il cancro

Durante il processo la vicenda è stata ricostruita nei dettagli. Sono stati interrogati oncologi di prestigio, che hanno definito il metodo di cura elaborato dal medico tedesco Rike Geerd Hamerl, poi espulso dall'Ordine, "pura ciarlataneria". Sono state lette alcune delle lettere intercorse tra medico e paziente. In una di queste Marina segnala che il neo non migliora, che è sempre più gonfio e sanguina, ha odore cattivo ed è doloroso. Immediata la risposta della Durando, che la invita a cercare di affrontare i suoi problemi psicologici e a lavorare sul perdono.

Sono stati ascoltati amici e parenti di Marina. "Lottare contro il cancro vuol dire lottare contro le problematiche interiori e si guarisce solo quando queste si risolvono", le ripeteva la dottoressa, mentre le somministrava erbe e infusi.

"Quando mia sorella mi ha messo al corrente del male che l'aveva colpita - racconta Rudi - mi sono subito attivato per farle avere un appuntamento all'Istituto dei tumori di Milano, con Veronesi.

Ma lei non è andata perché era già in cura con la Durando, di cui si fidava moltissimo".

Ma il tempo passa e i miglioramenti promessi non si vedono. Il neo, che all'inizio era grande 5 millimetri, cresce, arriva a 14 millimetri. E crescono anche i linfomi metastatici. E' necessario intervenire chirurgicamente. "La mia dottoressa dice che sono sentinelle e che combattono il male, quindi non li posso togliere", confida un giorno Marina al fratello, che forse solo in quel momento realizza cosa sta capitando ed interviene.

Nonostante le iniziali resistenze, Marina decide di affidarsi alla medicina tradizionale. Ormai, però, è troppo tardi e verso la fine del 2014, a 53 anni, il lento calvario finisce.

Marina voleva curarsi, voleva guarire

Nell'ultima udienza l'imputata, assistita dall'avvocato Stefano Castrale, ha reso una lunghissima dichiarazione spontanea: "E' stata Marina a scegliere come curarsi, non voleva i metodi tradizionali. Infatti mi si è posto il problema deontologico di abbandonare il caso e lasciare la paziente al sul destino". Ma il giudice Ilaria Guarriello non ha creduto alla sua versione dei fatti, ed emettendo la sentenza ha stabilito una provvisionale di 10.000 euro per la figlia, 5.000 al fratello e altrettanti alla madre della vittima, oltre al risarcimento dei danni che dovrà essere quantificato in sede civile.

"Spero - dice Rudi Lallo - che questa condanna possa servire a salvare la vita di altre persone che hanno deciso di affidarsi a terapie alternative". "Quella emessa oggi è una sentenza di estrema importanza - commenta l'avvocato di parte civile, Marino Careglio - che deve indurre i malati a fare molta attenzione alle terapie con cui intendono essere curati e deve far riflettere i medici".

L'Ordine dei medici di Torino, intanto, ha avviato un'inchiesta interna sulla la dottoressa. E ha scoperto che in passato era stato intentato un altro procedimento giudiziario nei suoi confronti per la prematura morte di una piccola di 14 mesi alla quale è stata curata la meningite con il medesimo metodo. Inoltre è emerso che negli ultimi anni altri due pazienti, curati da altri medici, sono morti dopo aver aderito al metodo di cura hameriano.