E' andata un po' meglio la puntata 2 di Squadra Antimafia 6 dopo la delusione della prima, vista l'8 settembre 2014 anche se i dejà vu restano molti in una fiction che un po' per tema un po' per anzianità rischia di scivolare su luoghi comuni o personaggi troppo somiglianti a figure istituzionali cento volte viste in un banale tg della sera.



Il pathos della puntata è assicurato dalla solita bomba con tanto di timer che il buon Calcaterra riuscirà a individuare in extremis evitando una strage. Tutte cose già viste anche nella quinta serie.

L'assassinio di Nicola Ragno, fratello del più spregiudicato Ettore, poteva essere evitato, in quanto le frizioni tra i due fratelli rappresentavano un motivo d'interesse per la diversità del loro carattere e della loro forma mentis, proprio come accade con le "sorelle diverse" per antonomasia di Squadra Antimafia 6 vale a dire la politica corrotta (manco a dirlo) Veronica e la poliziotta Lara, che in più occasioni in questa seconda puntata 2014 lo zelante Domenico Calcaterra/Marco Bocci più volte richiama alle proprie responsabilità e in particolare nella seconda parte di questo episodio andato in onda con orario d'avvio 21:10 circa di lunedì 15 settembre sulla rete ammiraglia Mediaset e cioè Canale 5.





A De Silva continua ad essere affidata la parte di duro a tutti i costi senza valutare bene alcuni aspetti di involontaria comicità della sua maschera un po' grottesca di ambiguo personaggio a metà strada tra l'agente segreto e l'affiliato a un clan malavitoso dal pizzo luciferino che a dirla tutta convince solo in extremis nei finti panni di un medico, quando si avvicina all'ex regina di Palermo Rosy Abate-Giulia Michelini che giace spaesata nel letto di una clinica per malati di mente, travolta dal dolore infinito della perdita del figlioletto Leonardino, ucciso dal bandito Ferro con la complicità di Veronica Colombo in Squadra Antimafia 5.



Se in questo episodio sembrano incrinarsi i rapporti tra un sempre convincente Calcaterra e una Lara in grande spolvero, si accende invece il fuoco, non si sa quanto realistico, della passione tra il boss Ragno e Veronica Colombo al secolo Valentina Carnelutti, il cui fascino raffinato andrebbe sfruttato molto meglio invece di puntare sempre molto su una sorta di sua schizofrenia emotiva che da un lato la porta ad essere fredda e calcolatrice e dall'altra a perdersi in lacrime e confessioni quando messa con le spalle al muro, rivelando una vulnerabilità che c'entra davvero poco col suo personaggio capace di dialogare con disinvoltura con qualsivoglia criminale incontri sul suo cammino, nel nome del comune interesse.