Superata la fatidica soglia dei 60 anni di età, Enrico Ruggeri ha deciso di raccontarsi nell’autobiografia "Sono stato più cattivo", pubblicata da Mondadori, in cui ripercorre senza falsi moralismi numerosi episodi della sua carriera. Dalle complesse storie d’amore, alle vicissitudini politiche - perché considerato “uno di destra” per non aver mai aderito, a differenza di molti colleghi, alla Contestazione di fine anni '60-inizio '70 -, agli inizi della carriera col punk, fino al rapporto difficile col padre depresso, il cantante non si risparmia.

Si lascia anzi andare con le confessioni, possibili perché si parla “di persone non più in questo mondo” e di altre ormai lontane dalla sua vita. Così, anche vicende drammatiche come l’arresto per droga a causa di uno spinello, oppure il rapporto con la cocaina, sono descritte apertamente e senza remore.

La Rai e l’Eurofestival

La parte che farà più discutere del libro è quella in cui parla del suo rapporto con il Festival di Sanremo e con la Rai. Ruggeri racconta la sua incredibile esperienza all’Eurofestival, dopo aver trionfato all’Ariston con “Mistero” nel 1993. La funzionaria della tv pubblica, che l’accompagnava in Irlanda per la gara, gli spiegò chiaramente che il suo compito principale era quello di evitare che il cantautore vincesse, perché la Rai non era interessata ad investire milioni nell’organizzazione dell’evento – che l’anno successivo sarebbe spettata al Paese da cui proveniva il primo classificato – visti i bassi ascolti della manifestazione.

I dubbi su Sanremo 2003

Ma Ruggeri non risparmia frecciate anche sullo stesso Festival di Sanremo, kermesse da sempre al centro delle polemiche. In particolare parla di un episodio avvenuto nel 2003, quando era in gara con la compagna Andrea Mirò per presentare “Nessuno tocchi Caino”. Quell’edizione, condotta da Pippo Baudo, con Serena Autieri e Claudia Gerini, prevedeva una giuria di qualità di personaggi noti che con il proprio voto avrebbero contribuito a decretare la classifica finale.

Il cantante rivela nel suo libro che “una nota signora dello spettacolo” riuscì a convincere altri giurati a dare zero alla canzone di Ruggeri stesso, per far salire sul podio un amico. Il cantautore non fa nomi e, pur non parlando di frode, ammette che “a Sanremo c’è qualcosa di pilotato; basta costruire la composizione delle giurie in un certo modo o far finire il televoto ad una certa ora e il gioco è fatto”.

Aggiunge poi che secondo lui non esiste un sistema che garantisca la trasparenza dei risultati, dati i grandissimi interessi in gioco nella rassegna.

Chi pilotò la giuria?

Rileggendo i nomi dei giurati di quell’anno, notiamo che le presenze femminili erano Vanessa Incontrada, Anna Pettinelli, Mara Venier, Simona Ventura, Lorella Cuccarini e Amanda Lear. Quindi una di queste donne avrebbe fatto carte false con gli altri membri della giuria (gente del calibro di Carlo Conti, Amadeus, Paolo Limiti, Carlo Verdone e Teo Teocoli) per far arrivare tra i primi tre un suo favorito. Quell’anno Ruggeri si classificò quarto, mentre il Festival lo vinse Alexia con “Per dire di no” (e tutti parlarono di un risarcimento per la mancata vittoria dell’anno prima, quando era in gara con la più energica “Dimmi come…”).

Secondo arrivò Alex Britti con “7.000 caffè” e terzo fu Sergio Cammariere che presentava “Tutto quello che un uomo”, vincitore anche del premio della critica. Uno di loro sarebbe stato il cantante aiutato dalla giurata misteriosa.