Un grande divulgatore. Chissà perché, a differenza di altri personaggi della Televisione come Piero Angela, non è mai stata riconosciuta a Paolo Limiti questa qualità. Infatti, in anni di carriera, il conduttore ha raccontato al grande pubblico, meglio di tanti altri, le storie ed i retroscena del mondo dello spettacolo. Dotato di una grande memoria, sin da bambino si era appassionato soprattutto al cinema. In una recente intervista a Repubblica aveva parlato della sua infanzia, quando si intrufolava nei magazzini delle grandi case distributrici che si trovavano nei dintorni di casa sua, dietro la Stazione Centrale di Milano, e giocava liberamente con le grandi macchine.

Una storia che ricorda Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore e che spiega il grande amore di Limiti per la settima arte.

Una carriera divisa tra musica e tv

La passione per il cinema era a suo dire anche maggiore di quella per la musica che gli aveva regalato grande successo, soprattutto come autore dei testi di celebri brani (“La voce del silenzio”, “Era Lei”, “Bugiardo e incosciente”) per Mina, ma non solo. Tantissimi sono i cantanti per cui ha scritto: tra gli altri Jula de Palma, Caterina Caselli, Iva Zanicchi, Ornella Vanoni, Peppino Di Capri, Mia Martini, Massimo Ranieri, Albano e Mino Reitano. Entrato in Rai grazie ad una felice intuizione di Luciano Rispoli, è stato per anni dietro le quinte di numerosi programmi, come autore e produttore.

Nel tempo ha lavorato con molti volti noti del piccolo schermo, ma va ricordato almeno il sodalizio con Mike Bongiorno che lo vuole con sé nel celebre Rischiatutto, recentemente riportato al successo da Fabio Fazio. È tra i primi a capire il potenziale delle televisioni private, a cui resta a lungo legato, fino a diventare direttore artistico di Tele Montecarlo nel 1978.

Pian piano passa davanti alle telecamere, trasformandosi in uno dei protagonisti della tv, soprattutto negli anni ’90, quando inizia a sfornare i suoi programmi più popolari.

La televisione della memoria

La sua è una televisione del ricordo, spesso accusata di eccessiva nostalgia e rivolta a un ben preciso pubblico femminile di una certa età.

In realtà Limiti compie anche un’opera di divulgazione straordinaria, soffermandosi sulla storia dello spettacolo in un Paese come il nostro, dalla memoria molto labile. Preso in giro per aver fatto tornare alla ribalta cantanti ormai lontani dalle scene e dimenticati, spesso dallo stile antiquato, non bada alla critiche e continua nel tempo ad ostentare con orgoglio il suo disinteresse verso tutto ciò che è "di moda" in quel momento. E soprattutto non fa mai distinzioni tra l'alto e il basso, tra ciò che è colto e quello che viene considerato con disprezzo da certa critica come troppo popolare. Due sono le creature più riuscite di Limiti: Floradora, l’acidissima cagnolina-pupazzo che rappresenta un po’ il suo animo più sulfureo e anticonvenzionale, e quella che è stata per un po’ perfino sua moglie, Justine Mattera, scovata per caso in strada e subito reclutata in tv, da moderno Pigmalione, per la sua impressionante somiglianza con Marilyn Monroe.

L’anno scorso, poco prima di ammalarsi, forse in un triste presagio di morte, Limiti ha deciso di donare il suo immenso archivio alla Cineteca di Milano: speriamo che qualcuno usi quel materiale per raccontare alle nuove generazioni le “leggende nere” della Hollywood dei tempi d’oro con la stessa passione di Paolo.