Immaginiamo la scena: durante una fredda serata autunnale una donna sola in casa, incinta all’ottavo mese. Il marito, che fa carpentiere, non è presente nell’abitazione: si trova per lavoro in Svizzera. All’improvviso il cellulare dell’uomo, lasciato in custodia alla moglie, inizia a squillare: una, due, tre, centinaia di chiamate da tutta Italia. Molte telefonate anonime, ma anche inquietanti minacce di morte. La donna, sempre più angosciata, continua a rispondere, per cercare di capire cosa stia succedendo. Si andrà avanti così fino alle quattro di mattina, per poi riprendere poche ore dopo.

Immagini da film horror, in realtà dovute ad un'inspiegabile leggerezza, a cui molto probabilmente seguirà una denuncia da parte della coppia.

Dalla fiction alla realtà

Ma cosa è successo? La responsabilità di tutto, sembra incredibile, è di una fiction televisiva, "Rosy Abate – La serie", andata in onda con grande successo (oltre il 20% di share con quasi cinque milioni di spettatori) su Canale 5. La storia di vendette mafiose raccontata nel programma deve aver suggestionato parecchio alcuni telespettatori, tanto da spingerli a comportarsi in maniera alquanto irrazionale. Infatti in una scena un criminale passava nella mano della protagonista un ‘pizzino’, con sopra annotato un numero di telefono, ben visibile.

Il caso, o forse sarebbe meglio dire la negligenza degli autori, ha voluto che quelle cifre non fossero inventate, ma corrispondessero ad un utente reale, il marito della povera signora che ha vissuto una notte da incubo.

Minacce di morte e raccomandazioni

Rintracciata nella sua abitazione di Domodossola la donna racconta la vicenda: “Inizialmente ho pensato ad uno scherzo di amici, ma quando ho visto che le chiamate non terminavano più, ho temuto il peggio, supponendo che le telefonate fossero il frutto di qualche spiacevole inconveniente”.

Coloro che non rimanevano muti o riattaccavano subito hanno cominciato a chiederle le informazioni più disparate: “Mi hanno domandato se fossi una parente di Rosy Abate, ma mi hanno anche accusato di essere mafiosa; qualcuno addirittura mi ha minacciato di morte”. Per ironia della sorte, il marito della vittima di queste chiamate moleste è proprio di origine siciliana: “Ma noi con la mafia non c’entriamo niente – rincara la dose la protagonista di questa brutta avventura – non è possibile che una produzione televisiva non controlli se i numeri sono veri”.

La coppia si ripromette di andare a sporgere denuncia ai carabinieri per quanto accaduto. Anche se non tutte le telefonate sono state di minaccia: “Alcuni mi hanno chiesto una raccomandazione, di poter fare un provino o di trovare loro un lavoro” racconta la donna, che ha provato sulla propria pelle l’incredibile potere di suggestione della televisione.