Un'altra perla italiana brilla agli occhi del mondo. L'ufficialità del riconoscimento Unesco arriva da lontano e più precisamente da Doha, in Qatar. Finalmente, dopo dieci anni da quella candidatura, le Langhe, Roero e Monferrato diventano Patrimonio dell'Umanità. Terre ricche di storia e di storie, magistralmente descritte anche da penne importanti come Cesare Pavese. Terre in cui le indicazioni D.O.P , D.O.C e D.O.C.G sono l'esempio di uno standard qualitativo fortemente voluto e difeso al quale i turisti, prevalentemente stranieri, rendono doverosamente omaggio.

Viaggiando tra le colline ritmate dai filari si incrociano automobili con targhe olandesi, svizzere, svedesi e danesi, a questi si aggiungono le presenze asiatiche sempre attratte dalle eccellenze nostrane. Già, perché la qualità enogastronomica è paragonabile in termini di fatturato all'alta moda, anch'essa infatti è portatrice sana d'italianità nel mondo e subisce numerosi tentativi di contraffazione da sempre. Non è un caso se proprio da queste terre, più precisamente da Bra, è nata l'etica dell'ormai famoso slow food impegnato ad impedire il logorio della vita moderna che spesso arriva fino a tavola tanto da essere degno di quella storica pubblicità interpretata da Calindri.

Si può dire che questo riconoscimento sia la famosa ciliegina su di una torta apprezzata da tanti Paesi, scandinavi in particolare, popolazioni meno scoraggiate dal clima non sempre caldissimo.

E' anche vero che molti loro connazionali hanno scelto questi luoghi come residenza già da moltissimo tempo, territori dove la viticoltura ed il turismo convivono perfettamente e dove le cantine valgono quanto i monumenti ed attraggono appassionati in grande quantità. Strade del vino che collegano i nomi importanti della produzione, le stesse strade che i turisti possono percorrere in tanti modi grazie all'inventiva di coloro che hanno compreso da subito quanto sia importante regalare ai turisti un'emozione da cartolina capace di richiamare gli stereotipi nostrani senza mai sguazzarci dentro.

Ecco quindi percorsi in bicicletta, a cavallo, in Vespa oppure a bordo di una cabriolet con piacevoli soste all'ombra di una cascina per poi continuare il proprio percorso fino a sera, magari coccolati dai sapori di una cena a tema e dalle note musicali dei numerosi festival di livello internazionale nel territorio. Strade del vino che in un certo senso trasformano i turisti in viaggiatori e dove il patrimonio è l'insieme di più componenti.

Un riconoscimento che premia un modo di pensare e di fare impresa, un conforto ai molti giovani che in questi anni di grande depressione si riavvicinano al mondo rurale puntando alla produzione di nicchia e spesso di grande eccellenza al quale probabilmente spetterà il compito di mantenere gli standard elevati imposti da tale riconoscimento e la valorizzazione delle peculiarità a livello mondiale. Le presenze turistiche nelle aree promosse segnano mediamente un incremento intorno al 30%, un balzo in avanti che deve però tener conto della sostenibilità di questi numeri. Un lavoro impegnativo che trasforma il risultato ottenuto nel punto di partenza verso nuovi importanti obiettivi.