11 ottobre 2010, il treno parte da Sulmona verso Carpinone. Sarà l’ultimo viaggio in servizio ordinario lungo l’intera tratta di quel binario che in passato collegava Pescara a Napoli, ovvero l’Adriatico al Tirreno. La teoria dei “rami secchi” di Ferrovie dello Stato dismette il trasporto locale su rotaie a favore di collegamenti su gomma, così goffi ed inadatti tra i tornanti innevati d’Appennino. Qui nel 2015 i paesi di Pescocostanzo e Capracotta si sfidarono per la neve in meno di 24 ore, rispettivamente 240 e 256 centimetri, frantumando così il record precedente di 193 centimetri registrato in Colorado.

Gli autobus, nulla a che vedere con le volenterose locomotive diesel che si arrampicavano sulle pendenze durante gli inverni rigidi della Majella regalando storie di viaggi al confine tra realtà e leggenda. Nata nel 1897, la ferrovia fu traino per l’economia locale per quasi un secolo ed anche strumento di migrazione e pendolarismo. Sui vagoni con le sedute in legno si partiva verso Napoli ed il suo porto con piroscafi per l’Australia e l’America o più semplicemente per raggiungere la scuola o il lavoro ogni mattina, contrastando così il calo demografico dei piccoli paesi delle aree interne d’Italia.

La rinascita dopo la chiusura al servizio passeggeri

Oggi quei binari a cavallo tra Abruzzo e Molise sono il punto fermo del progetto di turismo ferroviario fortemente voluto dalla associazione culturale “Le Rotaie” di Isernia, una solida realtà che ormai da anni trasforma i passeggeri del treno storico in veri viaggiatori.

Il calendario dei viaggi, redatto in collaborazione con Fondazione FS, ha varie destinazioni che spaziano da Sulmona ad Isernia. Dalla città di Ovidio a quella di Celestino V attraverso i borghi che narrano la storia della transumanza e della liberazione d’Italia, dei sapori e degli sport invernali.

La neve, così presente da regalare il nome di “Transiberiana d’Italia”, è solo uno dei motivi del successo dei treni invernali di dicembre: duemila biglietti andati esauriti in una manciata di minuti.

Negli ultimi tre anni il fascino crescente della antica ferrovia non ha conosciuto flessioni, un susseguirsi di date sempre al completo ha dimostrato come la passione di un gruppo di volontari possa trasformare un territorio ancora poco frequentato in un progetto turistico di successo, così forte da trainare la classifica dei treni turistici italiani inseriti nel progetto “binari senza tempo”.

Viaggiatori italiani ed un folto numero di stranieri, scoprono luoghi poco battuti dal turismo di massa, per questo così genuini ed incontaminati come la natura che li circonda: parchi naturali, aree patrimonio Unesco per la biodiversità, insediamenti preistorici ed antiche città millenarie si mostrano ai passeggeri attraverso i vetri delle antiche carrozze per un viaggio nei luoghi e nel tempo. Un’Italia non patinata, ruvida ma allo stesso vera ed autentica. Essenziale, ma non per questo scontata.

Nonostante l’importante aumento dei costi di noleggio del materiale rotabile, anche per il 2018 l’associazione garantirà un calendario composto da 37 viaggi. Su www.lerotaie.com potrete prenotare la prossima avventura alla scoperta dell’Appennino, un’esperienza emozionante in ogni stagione dell’anno.

Il grande impegno dell’associazione “Le Rotaie”, peraltro premiato dal successo di pubblico, ed il crescente interesse per i borghi e le aree rurali portano ad una domanda quasi spontanea: che sia il momento di riaprire la linea al trasporto ordinario in forma sperimentale? A volte i “rami secchi” tornano a fiorire.