Il test del Dna per incastrare un 'mostro'. Non del crimine, ma il mostro per antonomasia, ovvero il famoso 'Nessie', creatura leggendaria, ma forse no, che vivrebbe nello specchio lacustre scozzese di Loch Ness. Fake news intramontabile o verità? Per risolvere uno dei più antichi e celebri misteri del nostro pianeta, un team di scienziati neozelandesi si è messo di punta e ha deciso che trascorrerà parte dell'estate nel tentativo di scovarlo utilizzando i sistemi di ricerca più aggiornati, il metodo del cosiddetto Dna ambientale, sulle tracce di una bestia anomala o solo sconosciuta.

Caccia al 'mostro'

La tecnica utilizzata dal team internazionale diretto dal professor Neil Gemmell dell'università di Otago sarà simile a quella già sperimentata dai biologi marini: effettuare campionamenti ambientali di Dna. I ricercatori avranno un bel lavoro da svolgere: preleveranno 300 campioni a tre profondità diverse così da non lasciare neanche una piccola porzione di acqua lacustre inesplorata. In questo modo qualsiasi traccia genetica lasciata da qualsivoglia organismo vivente (attraverso piume, peli, urina, escrementi) potrà essere catturata e comparata con l'archivio della 'banca genetica' statunitense che conserva qualcosa come 260 miliardi di Dna di specie conosciute. I campioni prelevati saranno comparati con quelli prelevati da altri tre specchi d'acqua vicini.

Forse si farà un buco nell'acqua, è proprio il caso di dire, forse dalla ricerca potrebbe non emergere nessun mostro. Di certo si avrà un censimento senza precedenti di tutte le specie viventi esistenti nel più grande bacino d'acqua dolce del Regno Unito.

Il professor Gemmell non crede neanche un po' all'esistenza del mostro di Loch Ness e ritiene che si tratti di leggende popolari, ma a questo punto vorrebbe dipanare il mistero.

Potrebbero affiorare tracce di antichi esseri o, secondo una delle ipotesi meno fantasiose, di un plesiosauro, rettile acquatico dal lungo collo sopravvissuto all'estinzione dei dinosauri. Oppure tracce di specie ancora non conosciute. Per Gemmell, la presenza di pesci grandi come il pesce gatto e lo storione hanno contribuito alla nascita del mito di Nessie.

Leggenda 'mostruosa' e persistente

Di certo questa leggenda antica e persistente giova al turismo locale. Tutto comincia nel 565 d.C. quando un monaco irlandese riporta nelle sue cronache il caso di un uomo ucciso da una 'selvaggia bestia marina' sgusciata fuori dalle acque. Secoli dopo, il 2 maggio 1933 i coniugi MacKay percorrono una strada che costeggia il celebre lago quando vedono qualcosa di gigantesco uscire dalle acque e poi riemmergersi. Dal 1933 al 2000, il mostro sarebbe stato avvistato ben 1088 volte. Tutte fake news? Nel 1986 gli americani con 20 imbarcazioni hanno scandagliato il lago e hanno riscontrato che il fantomatico passaggio che collegherebbe il bacino al mare non esiste, e tantomeno sarebbe mai esistito 'Nessie'.

A causa della profondità del lago, il punto più profondo è 237 metri, l'acqua rimane sempre gelida. La differenza di temperatura specie in estate tra l'aria e l'acqua è elevatissima. Questo crea un fenomeno cosiddetto dei prismi distorti, come se ci fosse una lente che ingrandisce gli oggetti, per cui gli avvistamenti sospetti sarebbero frutto di un'illusione ottica e di un ampliamento della percezione di oggetti in acqua. Un fenomeno analogo avviene anche in laghi del nord America molto profondi. Ma c'è chi preferisce credere in teorie visionarie secondo le quali non si potrà mai avere prova dell'esistenza del mostro per il semplice motivo che ha natura extraterrestre, è un alieno e quindi è privo di Dna. E la leggenda continua.