Si continua a parlare di olio di palma. Stavolta, però, ad animare il dibattito su questo controverso prodotto non sono le merendine o i biscotti, bensì la sua presenza nei carburanti ed il relativo impatto ambientale. Quest'olio vegetale, infatti, già da diversi anni è finito nell'occhio del ciclone per gli effetti che il suo ciclo di produzione avrebbe sull'Ambiente, tra deforestazione, specie animali a rischio, distruzione della biodiversità, sfruttamento del lavoro ed espropriazione delle terre degli indigeni.
Stando a quanto riportato da "La Stampa", in questi ultimi anni l'olio di palma sarebbe sempre meno presente negli alimenti, mentre il suo utilizzo come carburante risulterebbe in crescita. Le istituzioni europee, dunque, si stanno preparando ad attuare una revisione della direttiva Ue sui biocarburanti, che dal 2009 obbliga a miscelare gli oli vegetali nel diesel, compreso anche quello di palma.
Il consumo di olio di palma si sta spostando da alimenti a carburanti
In base ai dati forniti dal report Oilworld, diffusi da Transport &Environment, oggi circa il 61% dell'olio di palma importato nella comunità europea viene utilizzato per scopi energetici (51% come carburante per auto e 10% per la produzione di luce e riscaldamento).
L'industria alimentare, unitamente ai produttori di mangimi per animali e all'industria cosmetica, impiegano il restante 39%.
Nel corso del 2017, in Europa vi è stato un aumento del 7% del consumo di quest'olio rispetto all'anno precedente, in seguito ad una crescente domanda da parte delle raffinerie che si occupano della produzione di biocarburanti. Un altro dato piuttosto significativo è quello che abbraccia il periodo che va dal 2008 al 2017, durante il quale il ricorso all'olio di palma si è più che quadruplicato, passando da meno di 1 milione ad oltre 4 milioni di tonnellate. In questo frangente, l'Italia figura ai primi posti per domanda, ed è indicata come secondo maggior produttore europeo di biocarburante.
La Coldiretti ha sottolineato come le importazioni di questo prodotto per uso alimentare siano in costante calo nel nostro paese, perché ormai la maggior parte degli italiani evita di acquistare del cibo contenente olio di palma.
Critiche, invece, sono state mosse al governo italiano, che non ha messo in condizione i cittadini - come già avviene per gli alimenti - di poter scegliere consapevolmente quando si recano al distributore per fare rifornimento.
Fa discutere l'impatto ambientale dell'olio di palma nei carburanti
Nonostante venga definito "biocarburante", pare che il combustibile contenente olio di palma sia in grado di arrecare danni consistenti all'ambiente. Ad esempio, lo studio "Globiom" effettuato dalla Commissione europea, ha evidenziato che questo biodiesel ha un impatto sul clima di tre volte peggiore rispetto al diesel di origine fossile.
Intanto, al momento, sull'eventuale revisione della direttiva europea del 2009 - prevista per il prossimo 13 giugno - vige grande incertezza, con il Parlamento di Strasburgo e l'esecutivo Ue che attualmente viaggiano su posizioni antitetiche. Infatti, se nel gennaio 2018 il primo ha votato a favore della messa al bando dell'olio di palma nei carburanti a partire dal 2021, il secondo invece è rimasto favorevole al suo utilizzo, ipotizzando l'introduzione di un tetto massimo.
Ulteriori incertezze provengono anche da alcuni Stati membri dell'Ue come Francia, Spagna e Italia che si sono opposti al bando votato da Strasburgo. I transalpini sembrano aver fatto un passo indietro rispetto alla loro posizione iniziale, mentre per iberici e italiani la situazione risulta ancora in bilico, soprattutto dopo i recenti sviluppi politici verificatisi in entrambi i Paesi.