Secondo uno studio pubblicato dal National Breakthrough Center for Climate Rehabilitation di Melbourne, in Australia, il cambiamento climatico è una minaccia esistenziale per l'intera civiltà umana, sia nel breve che nel medio termine. Il Centro ritiene impossibile evitare che la società umana crolli entro il 2050 se non verrà intrapresa alcuna azione seria: il tempo sarebbe pure molto poco visto che si dice di intervenire entro il prossimo decennio per contenere l'aumento della temperatura.

Secondo questi studiosi lo scenario che ci aspetta è alquanto allarmista e dipende dal fatto che i climatologi e gli altri scienziati finora hanno fatto proiezioni molto conservatrici su come i cambiamenti climatici possano influenzare il pianeta e anche il nostro futuro non troppo lontano.

Lo scenario fortemente allarmista dello studio

Secondo gli autori di questo studio, David Spratt e Ian Ntanlop (il primo scienziato del clima e il secondo membro del Club di Roma ed ex dirigente compagnia petrolifera), la crisi climatica sarà qualcosa di più grande e più complesso di quanto gli esseri umani abbiano visto fino ad ora. I modelli di previsione esistenti non sono in grado di tenere conto della scala di tutti i possibili impatti futuri, motivo per cui i ricercatori australiani pensano che la verità probabilmente sia molto peggiore di qualsiasi modello finora stimato.

I due autori hanno spiegato che se i governi di tutto il mondo in questi anni non avessero ignorato i pareri degli scienziati, il mondo sarebbe potuto andare verso la direzione di una seria riduzione di emissioni di carbonio fino quasi all'azzeramento, per esempio attraverso l'adozione massiccia di fonti energetiche rinnovabili.

Non è stato così e la conseguenza sarà una temperatura media globale che salirà e continuerà a salire, fino alla metà di questo secolo, di almeno tre/quattro gradi Celsius, superando di gran lunga l'obiettivo dell'accordo di Parigi sull'aumento delle temperature.

Ciò porterebbe a un eccessivo scioglimento dei ghiacciai, a siccità catastrofiche che provocheranno la deforestazione di molti boschi (che assorbono anidride carbonica nell'atmosfera), innescando un circolo vizioso che porterà a temperature sempre più elevate, aumento del livello del mare e siccità.

Gli studiosi presumono che il 35% della superficie terrestre e il 55% della popolazione mondiale saranno esposti per più di 20 giorni all'anno a temperature mortali, oltre il limite della sopravvivenza umana. Quasi un terzo del pianeta si trasformerà in deserto, interi ecosistemi della natura crolleranno (a partire dai coralli), l'agricoltura in molte regioni subirà danni incorreggibili (a partire dai tropici), mentre più di un miliardo di persone, principalmente dei paesi poveri, diventeranno necessariamente rifugiati nei paesi più ricchi.

La povertà in espansione porterà ad un massiccio flusso di rifugiati e insieme alla minaccia dell'innalzamento dei livelli del mare, alla crescente scarsità di cibo e alle crescenti carenze d'acqua che interesseranno due miliardi di persone, porteranno a testare la della resistenza e la coesione di paesi anche potenti come gli Stati Uniti.

Ma non è finita qui

A questo punto, è probabile che nascano conflitti armati all'interno e tra Paesi, per garantire le risorse necessarie alla sopravvivenza (acqua, cibo, energia, ecc.), fino ad arrivare alla prospettiva di una guerra nucleare sempre più vicina. Secondo questo scenario allarmista, il finale sarà "puro caos" e forse "la fine della civiltà umana mondiale come la conosciamo".

Secondo il Centro, solo se i governi e i cittadini riconosceranno al più presto che il cambiamento climatico è una sfida urgente, che deve essere affrontata immediatamente, l'umanità ha un margine di circa un decennio per arrivare a ridurre le emissioni di carbonio e poi ad azzerarle. Le persone piano piano sembra si stiano sensibilizzando, ma quanto fatto fino ad ora non è minimamente sufficiente,e mentre ci sono Paesi che iniziano finalmente, anche se in ritardo, a preoccuparsene, in Italia il Governo non sa neanche cosa farà domani.