L'intero pianeta si riscopre più povero a causa del vasto incendio che sta divampando nella foresta dell'Amazzonia e della Siberia. Quelli che sono da sempre considerati i "polmoni" verdi del mondo rischiano di scomparire tra fumo e cenere, a rischio non solo le piante ma anche gli animali che da sempre abitano in completa armonia l'intera area ma non solo, in pericolo anche le comunità indigene locali che negli ultimi giorni sono state costrette ad allontanarsi dall'area per non rischiare di essere intrappolate tra le fiamme. Un grido d'allarme per l'intero pianeta, che già prova con scarsi risultati a contrastare l'innalzamento delle temperature che stanno provando lo scioglimento dei ghiacciai e l'innalzamento progressivo dei mari.

Emissioni nocive nell'atmosfera

La Russia non sembra in grado di fronteggiare con le sue forze questi disastri su vasta scala. La Siberia storicamente riesce ad assorbire due miliardi di tonnellate di biossido di carbonio, andando a filtrare l'aria del pianeta, acquisendo le emissioni nocive, restituendo in cambio aria pulita. La prima conseguenza della scomparsa di gran parte di queste zone "verdi" potrebbe portare nel prossimo futuro all'innalzamento delle temperature di 3-4 gradi centigradi, andando di fatto ad influire pesantemente sull'ecosistema. La distruzione graduale della foresta pluviale Amazzonica rilascia nell'atmosfera il carbonio imprigionato negli alberi andando di fatto a generare anidride carbonica o metano, portando il clima a diventare più caldo e fornendo un Ambiente essenzialmente più secco.

La vita dunque è messa a dura prova, non solo l'uomo ma anche tutte le altre specie presenti sulla terra potrebbero ben presto subire gli effetti di questa catastrofe annunciata.

L'impegno dei Governi

Come spesso capita hanno iniziato a rimpallarsi le colpe reciproche i Governi dei paesi interessati. Scarso o quasi nulla la volontà di collaborare per prevenire i vasti incendi che quest'anno hanno subito un aumento di circa l'84%, con una gigantesca nube di fumo che nelle scorse ore ha raggiunto la città di San Paolo de Brasile ad oltre 2700 km dalla zona degli incendi con conseguente rischio per la Salute delle persone che ha fatto scattare l'allarme.

Le fiamme continuano ad avanzare con una velocità senza precedenti. Secondo le stime del WWF sono aree pari a circa tre campi da calcio al minuto ad essere distrutti. Le principali accuse sono state rivolte dalle popolazioni indigene nei confronti del Governo capeggiato da Jair Messias Bolsonaro. Fiamme che sembrano trasformare la notte in giorno, con all'origine degli incendi la mano dell'uomo.