Ci sono sfidesportive che vanno al di là del semplice duello agonistico. Segnano la Storia, il costume, le epoche. Diventano simboli indelebili per intere generazioni e finiscono per coinvolgere anche chi, solitamente, è estraneo allo sport. Italia-Germania è una di queste sfide, su un campo di calcio ed oltre, ha segnato la storia dei due Paesi. Non si tratta soltanto di calcio, è il confronto tra due culture che si riflette anche sul rettangolo verde. Quella tedesca, metodica e disciplinata; quella italiana, estrosa e spesso frutto dell'improvvisazione.

Sono gli stereotipi di due mondi che, politicamente, fanno parte oggi della stessa Europa e che tornano a sfidarsi su un campo di calcio per una gara importante: in palio,sabato 2 luglio a Bordeaux, c'è l'accesso alle semifinali del Campionato Europeo.

Germania favorita

Dopo aver fatto fuori la Spagna campione continentale in carica, gli azzurri tenteranno lo sgambetto alla squadra che due anni fa ha vinto il titolo mondiale in Brasile. Forse, rispetto al torneo iridato, la Germania è meno brillante. In realtà sembra la "solita" Germania, poco spettacolare, granitica, regolare, quella che non lascia a bocca aperta ma arriva sempre fino in fondo. Nelle quattro gare fin qui disputate ha raccolto tre vittorie ed un pareggio e non ha subito gol.

La difesa tedesca, al pari di quella italiana, concede pochissimo agli avversari. L'elemento che distingue questa sfida da quelle del passato è un maggiore tasso tecnico che in questo scorcio di storia calcistica pende a favore dei teutonici: strano ma vero. Erano squadre di grandi campioni anche quelle che i tedeschi schierarono ai Mondiali del 1970 e 1982 ma a fare la differenza furono le individualità azzurre.

Oggi l'Italia, che non ha a disposizione gente come Thomas Muller, Khedira, Kroos, Ozil, Draxler e Gotze, deve colmare questo gap e ci proverà mettendo in campo la stessa organizzazione di giocoed il medesimo atteggiamento mostrato contro la Spagna. Inutile dire che i tedeschi sono favoriti ma hanno sofferto da sempre il "complesso Italia", mai battuta in una sfida mondiale o continentale.

Tra lapidi di marmo e clip divenute leggenda

Tre immagini, una scolpita nel marmo: le altre due nella mente. C'è una lapide allo stadio "Azteca" di Città del Messico dove il 17 giugno del 1970 Italia e Germania si sfidarono in semifinale per decidere quale delle due formazioni avrebbe conteso la Coppa del Mondo al Brasile. Quell'indimenticabile 4-3 a favore degli azzurri, quella mezz'ora di tempi supplementari caratterizzata da cinque gol, ha ispirato la letteratura ed il cinema. L'Italia di Riva, Mazzola, Boninsegna e Rivera sconfisse la Germania di Beckembauer, Seeler e Gerd Muller e quella contesa venne immortalata nella lapide suddetta come la "partita del secolo". L'altra immagine è legata alla finale dei Mondiali del 1982 vinta 3-1 dagli azzurri e, in particolare, all'urlo di Marco Tardelli diventato la sequenza più celebre del calcio italiano.

Ventiquattro anni dopo un altro urlo, quello di Fabio Grosso al penultimo minuto dei tempi supplementari. Era la semifinale dei Mondiali di Germania del 2006, quelli del quarto trionfo azzurro e la grande esultanza del difensore, allora in forza al Palermo ed oggi allenatore della Primavera della Juventus, fece da contraltare al gelo calato al "Westfalenstadion" di Dortumnd con i tifosi tedeschi in lacrime. Finirà 2-0 per l'Italia. La sfida di sabato è valida per il Campionato Europeo e dunque aggiungiamo una terza clip più recente. Risale a quattro anni fa, stadio di Varsavia, dove il protagonista è Mario Balotelli che stende i tedeschi, anche allora favoriti, con una doppietta e celebra la sua impresa con una posa da Bronzo di Riace.

La Germania era più o meno la stessa che avrebbe vinto due anni dopo il titolo mondiale e diversi protagonisti di quella gara saranno in campo sabato a Bordeaux dove sarà scritto un nuovo capitolo di questa storia infinita.