Schiaffo in Champions anche dal Tottenham, questa Juve in Champions 'balbetta'. Dopo lo scialbo pareggio col Totthenham, il passaggio ai quarti di Champions della Juventus è cosa ben ardua. Come annunciato, anche dal tecnico Allegri, alla vigilia di questo importantissimo e delicatissimo match di Coppa, il passaggio si deciderà al ritorno Un passaggio (di parole, in questo caso) quasi voluto e preventivato, come dimostrato dalla non splendida performance della squadra. Sicuramente cosa non semplice dalle parti di Torino, dove negli ultimi anni si era abituati molto bene, con obbiettivo Triplete a portata di mano.

Soprattutto, rivedendo l'andamento di questa partita stregata, per così dire, che vede una Juve inizialmente dominare in lungo e in largo, già in doppio vantaggio con le reti siglate Higuain e con la difesa del Tottenham in continuo affanno, per poi calare decisamente, fino a spegnersi del tutto (o quasi); quel possibile 3-0, poi, che avrebbe cambiato le sorti di questa partita e chiuso (o quasi) il discorso in vista di un eventualmente poco stressante e impegnativo ritorno di ottavi.

Cosa è successo?

Ma così non è stato: di lì a poco tutto cambia, quel rigore sbagliato dal bomber bianconero, ma ancora prima quel goal divorato dal Pipita da solo davanti al portiere Lloris, dopo un assist al bacio di Pjanic in piena area di rigore.

I goal ad essere precisi sarebbero potuti essere anche quattro, per la precisione, e sarebbe stata poi una partita completamente diversa, tutta da gestire, cercando di colpire in contropiede. Ma così non è stato. Una Juve partita col piede pigiato sull'acceleratore sin dal primo minuto, segnando in poco tempo un doppio vantaggio, per poi spegnersi gradualmente anche mentalmente fino a perdere ogni possibile prospettiva di vantaggio sul terreno di gioco.

E' questo il film della partita che di lì a poco ha visto sempre più salire la compagine di Mauricio Pochettino, propositiva, emergere, prendere terreno e colpire al momento giusto nella maniera più lucida possibile, come solo e al meglio sa fare il suo fenomeno e uragano Kane.

Una Juve che si spegne all'improvviso nelle serate di Coppa

Questo è quello che è mancato alla Juve questa sera, cosa non da poco, se la 'posta' in palio è alta. Questo è quello che manca ed è sempre mancato alla Juve delle grandi serate. Va bene partire col piede pigiato sull'acceleratore, essere, inizialmente, quasi sempre sul pezzo dal punto di vista della prestazione, avere una situazione di quasi incredibile controllo nelle circostanze più o meno avverse, però poi spegnersi improvvisamente dopo aver accusato il colpo. Colpa delle occasioni sprecate, poca lucidità, tanta adrenalina, facile perdere la testa e prendersela con l'arbitro, facile trasformare la più splendida delle serate in incubo.

Quello che non si vede e non si è mai visto in Champions almeno per la Juve di Allegri, è quella capacità anche di rischiare quel qualcosa in più, ma non in maniera scriteriata, non in maniera così ragionevole. Meno geometria, più fantasia, ma secondo un filo di gioco conduttore, che ben poche squadre in Europa sanno fare. E' questo il vero gap di questa squadra: si gioca solo per il risultato, si è sotto pressione, e alla fine si va in tilt.

Cosa è (sempre) mancato a questa squadra?

E' mancata la lucidità sotto porta, è mancato (come spesso accade nelle partite in Europa, rispetto a quelle di campionato) quel 'non sapersi contenere' anche dal punto di vista realizzativo, del risultato, quel voler osare più.

Difficilmente si vede vincere una Juve in Europa 5-0 e questo non vuol dire poco. In queste partite, e lo abbiamo visto, è possibile ribaltare anche un 2-0, o un 3-0, e alla fine, la mancanza di concentrazione, le occasioni mancate, pesano eccome e si fanno sentire. Meritatissimo il pareggio della squadra inglese, che ha saputo prendere campo poco alla volta e sfruttare al meglio le occasioni concesse dalla squadra di casa. Pessimo l'approccio alla gara della Juve, soprattutto come si era incanalata la partita, pessima la mancata concretizzazione di quel penalty dal dischetto (un po' lo specchio di questa partita, paradossalmente), frutto di poca concentrazione, e tanto nervosismo. Occasione gettata al vento dal numero 9 argentino (con annessa tripletta), che avrebbe forse, per l'ennesima volta, potuto indirizzare la partita verso il giusto binario.

Una Juve nervosa, confusa, irruenta e poco precisa, più schematica, meno fantasiosa. Una Juve che la mette fin da subito sul piano fisico, mandando a benedire il 'gioco da grande squadra', controllando un misero vantaggio, indietreggiando, coprendosi, non scoprendosi, un tipo di gioco che non porta da nessuna parte e che alla lunga rischia di danneggiare e di compromettere l'esito finale e lasciare i propri giocatori in preda ai rimorsi.

La situazione si complica

Una Juve trasandata che rischia di compromettere il passaggio ai quarti, soprattutto perché giocare il ritorno fuori casa sarà ancora più dura dell'andata. Se dovessimo dare un voto a Gianluigi Buffon, complice di non brillanti uscite, il voto dovremmo darlo all'intera squadra che ha messo in quelle condizioni, un super giocatore che nonostante i suoi 41 anni suonati, continua ad essere sempre a disposizione del gruppo, a stupire e fare ottimi interventi.

Sbagliato un po' tutto in questa partita, e mai risultato più giusto può essere se non questo, perché la squadra si è voluta complicare 'da sola' la partita, nonostante una situazione di netto vantaggio e predominio, e del tutto in discesa. La Juve, non sembra essere quella dello scorso anno, sembra che a tratti spenga il motore, forse anche un po' per colpa di quel Napoli che non molla in campionato e la corsa inizia a farsi dura. Dura si, ma ancora più dura in Champions, dove gli errori, gli sbagli, le mancanze e le distrazioni si pagano. I rischi non sono pochi: paradossalmente questa Juve ha più possibilità di vincere il campionato che di passare il turno. Visto il confronto tra queste due imprese (perché si tratta di imprese) alto è il rischio di trovarsi a fine stagione con zero titoli o al più con una Coppa Italia in più in bacheca e in quel caso sarebbe grossi dolori per il tecnico livornese, che comunque, non ha mai sfigurato in questa stagione e nelle precedenti annate.

Una situazione di rincorsa e di stallo da cui conviene uscire al più presto, per non rimanerne 'divorati', perché si rischiano di rovinare le belle promesse di rivincita e di sicuro Triplete celebrate a caldo dal tecnico ai microfoni, subito dopo la cocente sconfitta a Cardiff con Real lo scorso anno in clamoroso fallimento. E si sa, dalle clamorose debacle, altrettanti clamorosi movimenti e valzer possono verificarsi. Alto è questo rischio quest'anno, come non mai. Ricorda un po' la sua seconda stagione al Milan: quasi un intera annata piantato al secondo posto, a dover rincorrere una squadra che sembrava non fermarsi mai, e poi la Champions: i rischi corsi al ritorno contro l'Arsenal di Wenger, la lite con Ibra negli spogliatoi, l'eliminazione con Barcellona, e di lì a poco, solo il vuoto, e una bacheca sempre più povera di trofei negli anni a venire.

Noi ovviamente ci auguriamo come al solito che questo non accada, anche e soprattutto per il bene del calcio italiano, che sicuramente dopo l'eliminazione dai mondiali in Russia [VIDEO] non sta passando bei momenti e non sta facendo belle figure all'estero.

Panchina in bilico per Allegri, Conte adesso può tornare

Il rischio di un anno zero è abbastanza alto, quindi di qui al termine della stagione ne sapremo molto di più su quello che accadrà sulla panchina bianconera (e non solo) il prossimo anno. In caso di assoluto fallimento (niente scudetto e niente Champions) quel che diamo per certo è che il tecnico lascerà il club per accasarsi all'estero (Arsenal?Chelsea?), come da sempre ambito, e chi non meglio del tecnico salentino Antonio Conte potrebbe fare al caso del club?

La storia ci ha insegnato che questo è già successo (Lippi) e non è stata poi una minestra così riscaldata. Tra l'altro già subito dopo le dimissioni nell'ormai lontano 2014, Carrera (membro dello staff di Conte) aveva promesso al popolo bianconero un futuro ritorno alla Juve. Tra l'altro Conte e la Juve si sono lasciati in un modo così inaspettato, con il sogno Champions sempre vivo nella mente e nel cuore del tecnico da sempre tifoso bianconero. Quel che è certo è che Conte lascerà a fine stagione il club londinese, se le cose non cambiano, e molto probabile e un suo ritorno in patria, dove tra l'altro potrebbe riallacciare col suo amato club un rapporto interrotto bruscamente anni fa. Conte al momento quarto in Premier e con un Barcellona-Chelsea alle porte, non è detto che non ci faccia un pensierino, forse solo in caso di vittoria di Champions il discorso cambierebbe radicalmente, ma questa è pura fantascienza.

Di sicuro c'è che con Antonio Conte i sicuri partenti tra cui Dybala, Alex Sandro, Marchisio non sarebbero più così sicuri di lasciare Torino. Tutto ritornerebbe in gioco: acquisti, cessioni, scelte mi mercato. Tra l'altro il tecnico salentino è un grande motivatore (cosa che lo è un po' meno Allegri) e non avrebbe problemi a farsi accettare immediatamente dallo spogliatoio e ottenere la giusta stima e appoggio da parte dei giocatori. Forse è il tecnico più adatto per far crescere ulteriormente soprattutto quelli più tecnici della rosa bianconera, e far fare loro quel passo in più dal punto di vista della loro crescita professionale e renderli ancora più decisivi, decisivi per le partite di Champions, per le partite che contano. Un po' come accaduto con Vidal e Pogba, ma questa è un altra storia.