Inter alla deriva? In realtà la squadra veniva da una serie positiva ed un pareggio 'polemico' con la Fiorentina, condizionato da evidenti errori arbitrali. Nel calcio, però, ci vuole poco a cambiare le carte in tavola e talvolta basta una sconfitta inattesa. Specie se vivi una stagione tormentata, se perdi in casa di una squadra tutt'altro che in gran spolvero e se stai attraversando un momento estremamente delicato legato al tuo giocatore più rappresentativo. In altre parole, se le recenti vittorie della truppa di Luciano Spalletti non erano riuscite ad allontanare le polemiche legate al caso Icardi, la situazione rischia di precipitare dopo il k.o in casa del Cagliari.

La vicenda dell'ex capitano è surreale: Mauro Icardi non è più disponibile dopo la decisione della società di privarlo della fascia da capitano: lui si dichiara infortunato e sta seguendo un percorso di recupero causa un problema al ginocchio. Problema reale e noto, ma ci stanno anche le recenti visite mediche che attestano come l'attaccante argentino non sia peggiorato in tal senso dall'inizio della stagione. La verità dove sta? Spalletti sostiene che Icardi è infortunato, il referto minimizza l'infortunio, Beppe Marotta esclude una rottura del rapporto tra il giocatore e la società. Sinceramente, andando a ritroso nel tempo in tempi più o meno recenti, non ricordiamo simili accadimenti in casa Inter, sebbene le polemiche non siano mai mancate negli anni altalenanti dell'era post-triplete.

Per trovare una situazione da 'separato in casa' di un autentico idolo della tifoseria bisogna davvero salire su una macchina del tempo ed andare indietro di oltre 60 anni: quel giocatore fu il leggendario Istvan Nyers.

Magie e follie del bomber senza patria

Istvan, Etienne o Stefano fa poca differenza. Potevi chiamarlo a tuo piacimento perché Nyers una patria che lo riconosceva come 'figlio' non l'aveva.

Nato in Francia nel 1924, la sua famiglia era originaria di una zona a sud dell'Ungheria a maggioranza rom. In realtà Nyers divenne apolide come molti figli di un'Europa lacerata da mille conflitti, nati in territori di confine, nel suo caso una città contesa per secoli da ungheresi e slavi, con i genitori alla perenne ricerca di una terra sicura e di un lavoro per sopperire all'estrema povertà.

Dallo Stade Français, nel 1948 si trasferisce all'Inter e ne riscrive la storia: parlano per lui due scudetti consecutivi nelle stagioni 1952/53 e 1953/54 e la bellezza di 133 gol in 182 partite. Nyers fu un'icona amatissima dalla Milano nerazzurra, ma più di ogni altro incarnò la simbiosi tra genio e sregolatezza. Stefano ama il pallone e la maglia dell'Inter, ma allo stesso modo adora il gioco d'azzardo, i locali notturni e le belle donne. Quando entra in campo segna ed esalta e gli si perdona tutto. Con il presidentissimo di quegli anni, Carlo Rinaldo Masseroni, arriva spesso ai ferri corti e per ben due volte tra l'estate del 1952 e l'inverno del 1953 viene messo fuori squadra, punito per le sue fughe all'estero e per le continue richieste di un aumento dell'ingaggio.

Nell'estate del 1953 però si arriva ad una rottura che sembra definitiva.

Il secondo scudetto e l'addio

L'Inter campione d'Italia inizia la preparazione, ma Nyers non c'è. Si trova in Jugoslavia, comunica alla società che si sta allenando con la Stella Rossa in attesa delle decisioni del presidente di concedergli il sospirato aumento dell'ingaggio. Masseroni non vuole sentir ragioni, la squadra inizia il campionato senza di lui che è ufficialmente fuori rosa. Quando torna in Italia, la stagione è già iniziata da due mesi, viene aggregato alla squadra ma non gioca. Arriva il derby con il Milan ed Alfredo Foni parla con il presidente, vuole Nyers in campo e dinanzi alla precisa richiesta del tecnico cede anche Masseroni.

Lo 'zingaro' torna dunque a calcare l'erba nella stracittadina, realizza addirittura una tripletta nella ripresa che stende i rossoneri (3-0 il risultato finale) e riconquista una tifoseria che iniziava a mostrare segni di stanchezza dinanzi a tutte le sue follie. La gente lo ha perdonato, ma lui aspetta un altro segnale. Negli spogliatoi attende Masseroni che però non arriva: alla fine della stagione l'Inter vincerà il secondo scudetto di fila, ma lui ha già deciso il suo destino in quel freddo pomeriggio di novembre: l'estate successiva, infatti, si trasferisce alla Roma.

La telenovela Icardi: difficile oggi pensare al lieto fine

Icardi non è Nyers, il calcio è molto cambiato in oltre mezzo secolo.

Maurito è sicuramente un personaggio più lineare, ha un carattere meno forte e, per fortuna dei nerazzurri, meno bizzoso e stravagante. Eppure non possiamo non cogliere qualche analogia nella situazione: l'impressione è che la società non possa concedergli ciò che lui chiede, stiamo parlando dell'adeguamento del contratto a quelle cifre decisamente esorbitanti richieste dalla sua procuratrice e moglie, Wanda Nara, ed alla restituzione della fascia di capitano. C'è una sostanziale differenza con la storia che abbiamo ripercorso: ad oggi Icardi non è stato escluso dalla rosa nerazzurra e non c'è alcun provvedimento nei suoi confronti se si esclude la fascia perduta. L'epilogo però potrebbe essere lo stesso, l'addio a fine stagione: le squadre disposte ad accoglierlo a braccia aperte non mancano, secondo i rumors ci sarebbe anche la Juventus, ma è un'eventualità alla quale nessun tifoso nerazzurro di buon senso vuole minimamente pensare.

Il derby del 'perdono'

Tra le possibili analogie del caso Icardi con una vicenda vecchia di oltre 65 anni c'è anche un derby che incombe tra meno di un mese: Milan ed Inter si affronteranno il prossimo 17 marzo ed in palio ci sono punti pesantissimi che possono valere la qualificazione alla prossima Champions League. Indipendentemente dalla storia di Istvan Nyers che molti tifosi, più giovani e meno appassionati di corsi e ricorsi storici, non conoscono, sono parecchi che nutrono la speranza di rivedere Mauro Icardi in campo in una stracittadina che vale tantissimo. Potrebbe essere la sua ultima occasione di 'riprendersi' una tifoseria che, in parte, oggi gli è ostile anche perché non riesce a comprendere il suo atteggiamento. Scendere in campo ed onorare la maglia vale più di mille parole criptiche affidate ad un social network. E poi, a pensarci bene, Maurito sa già come si segnano tre gol al Milan.