Il giornalista Mario Sconcerti nelle scorse ore, in un editoriale per Calciomercato.com, ha fatto il punto su quale ruolo sia più adeguato alle caratteristiche di Paulo Dybala.

Da quando l’argentino è stato accostato all’Inter, in molti hanno ipotizzato che Inzaghi potrebbe arretrarlo a ridosso della linea degli attaccanti per non rinunciare al duo Lautaro-Lukaku.

Secondo l’ex direttore del Corriere dello Sport, però non è quello il ruolo adatto per la “Joya”, che per esprimere al meglio le sue importanti doti tecniche dovrebbe essere schierato in posizione più avanzata.

Per Mario Sconcerti Dybala è un attaccante puro

Le questioni poste da Mario Sconcerti riguardo al ruolo ideale per Paulo Dybala (28 anni), che da tempo viene accostato all’Inter e di recente al Milan, sono di ordine squisitamente tecnico e tattico. L’Inter di Simone Inzaghi si basa sul 5-3-2, un modulo che il gruppo conosce a memoria sin dai tempi di Antonio Conte, che lo aveva introdotto nel 2019, mettendo in soffitta il 4-2-3-1 di Spalletti. Qualora si verificasse l’ipotesi in nerazzurro, l’ex juventino dovrebbe convivere con la coppia Lautaro-Lukaku, che negli anni precedenti aveva maturato un grande affiatamento, tanto che, e in più occasioni, Lukaku ha dichiarato di trovare in Lautaro il compagno d’attacco ideale.

Di recente, si è ipotizzato che Inzaghi potrebbe optare per il 3-4-1-2, modulo che permetterebbe di schierare Dybala come trequartista alle spalle, appunto, di Lukaku e Lautaro.

Stando alle deduzioni di Sconcerti, questa collocazione tattica non gioverebbe alla Joya, che ha nelle sue corde un gioco più offensivo e poche competenze in copertura.

Per queste ragioni, secondo il giornalista, Dybala non sarebbe adatto neppure per il Milan, che starebbe pensando a lui proprio per sostituire l’uscente Kessie sulla trequarti. Queste le sue parole in merito alla vicenda: “Dybala è un attaccante puro. Può partire da lontano, ma non ha né la corsa né la comprensione del ruolo.

In sintesi, non può essere il terzo centrocampista”.

Per far coesistere Lukaku, Lautaro e Dybala, Inzaghi dovrebbe virare sul 4-3-3

Sulla scorta di queste dichiarazioni, qualora la Joya dovesse andare all'Inter la soluzione tattica per garantire la convivenza dei tre in attacco non sarà quasi certamente il 3-4-3, modulo che costringerebbe Inzaghi a rinunciare al “filtro” a centrocampo. Considerando poi che l’Inter non possiede giocatori muscolari e di rottura (fatta eccezione per Gagliardini, che non è un titolare), l’ipotesi del centrocampo a due prevedrebbe quindi la rinuncia a un assetto consolidato per fare un salto nel vuoto, che potrebbe anche rivelarsi fatale.

Il 4-3-3 potrebbe essere invece un modulo in grado di garantire, previa rinuncia a un centrale, di mantenere inalterato il “filtro” a centrocampo, magari con Brozovic a "scalare" in difesa più spesso, per dare manforte in copertura e in fase di ripartenza.

La difesa a 4 garantirebbe anche di occupare meglio gli spazi, creando una linea difensiva solida e coperta dai 3 centrocampisti. L’attacco sarebbe poi qualcosa di strepitoso e inedito per la Serie A: un tridente di questo peso sarebbe infatti in controtendenza col modo di giocare della maggior parte delle squadre della massima categoria, che preferiscono l’impiego di una o due punte al massimo.

Molto probabilmente, Inzaghi inizierà la stagione senza operare stravolgimenti di modulo, e il 5-3-2 dovrebbe rimanere la prima scelta. Qualora arrivasse Dybala, il mister sarebbe comunque costretto a delle continue turnazioni in attacco che potrebbero infastidire le punte, una situazione non proprio idilliaca, che potrebbe sfociare in musi lunghi e malumori tra compagni.

È anche importante notare che l’alternativa del 4-3-3, sebbene sulla carta sia fattibile, sarebbe una novità nella carriera d’Inzaghi, che sin dai primissimi tempi alla Lazio ha adottato il 3-5-2, facendone un suo marchio di fabbrica. Insomma, se l’argentino dovesse arrivare, il primo “problema” da risolvere (un problema di abbondanza e non di penuria, bene inteso) sarebbe la sua collocazione tattica e la convivenza coi compagni di reparto.

Dalla “cura Sarri” al periodo Pirlo-Allegri, fino all'arrivo di Vlahovic

L’unico allenatore bianconero a non aver avuto dubbi sulla collocazione in campo del nazionale albiceleste è stato Maurizio Sarri, che sin dal suo arrivo dichiarò che Dybala avrebbe giocato prevalentemente come punta.

La stagione 2019/2020 fu infatti un anno molto positivo per l’argentino che giocò prevalentemente in attacco, segnando complessivamente 17 reti e fornendo 14 assist per i compagni.

Nella stagione successiva, con Andrea Pirlo alla guida, il suo rendimento calò drasticamente, anche a causa dei continui cambi di modulo operati dal “Maestro”. In quella stagione, l’argentino (falcidiato da pesanti infortuni e dal covid) disputò poche partite e quasi tutte come sottopunta, andando a segno soltanto 5 volte e offrendo 3 assist.

Il campionato appena conclusosi, col ritorno di Max Allegri alla guida della Vecchia Signora, è stato caratterizzato da un utilizzo in campo sulla falsariga delle scelte di Pirlo, che ha visto Dybala impiegato come seconda punta, ma molto arretrato sul centro-sinistra per sopperire alla mancanza di una vera regia.

Le doti d’impostazione del classe ’93 sono state messe al servizio della squadra e non sono comunque mancati i goal (14) e gli assist (5). A conti fatti, la sua posizione ideale è, come nota Sconcerti, quella della punta, magari di supporto, ma è come in quel ruolo che Paulo può tornare a esprimersi ad alti livelli.

Questa ambiguità sulla collocazione tattica, ha poi avuto il suo peso nel momento in cui i dirigenti juventini hanno preferito non portare avanti il rapporto, lasciando che il contratto di Dybala andasse naturalmente in scadenza. Anche le recenti strategie di mercato sembrano confermare che Vahovic sarà la punta unica con Chiesa e Di Maria (che sarebbe vicino alla Juventus) come ali offensive.

Se l’Inter ingaggerà Dybala, Inzaghi non potrà non tenere conto della storia del calciatore che, per quanto resti legittimo discuterne, ha nel suo bagaglio caratteristiche che lo rendono una punta a tutti gli effetti.