La Juventus in queste settimane è in attesa delle decisioni della giustizia sportiva, in particolare il 19 aprile ci sarà l'esito del ricorso al Collegio di Garanzia del Coni riguardo alla penalizzazione di 15 punti nella classifica del campionato di Serie A.

In merito agli scenari che si delineano si è espresso nelle scorse ore il giornalista Paolo De Paola nel suo editoriale sul sito dell'emittente televisiva Sportitalia.

Il giornalista De Paola ha parlato di giustizia sportiva in relazione alle scelte che verranno prese sulla Juventus

'Se il Collegio di Garanzia del Coni, il 19 aprile, dovesse cancellare (per motivazioni insufficienti o vizi di forma) la decisione del -15 punti comminata dalla Corte d’Appello alla Juventus, il presidente federale Gravina non avrebbe più scampoe dovrà dimettersi', sono queste le dichiarazioni di Paolo De Paola nel proprio editoriale.

Il giornalista sportivo ha poi aggiunto: 'Non ci sembra normale che in prima istanza ci sia una sentenza, in seconda un’altra e in terza ancora un’altra. E non sarebbe la prima volta. Tutti ricorderanno il papocchio fra Napoli e Juve durante la pandemia: si passò da uno 0-3 a tavolino, a partita da rigiocare con intervento delle ASL campane. Sempre con sentenze diverse in ogni grado di giudizio'.

Paolo De Paola sulle difficoltà di nazionale italiana

Il giornalista De Paola si è soffermato anche sulle difficoltà della nazionale italiana del commissario tecnico Roberto Mancini: "Mentre le nostre squadre fanno spaventare l’Europa in tutte le manifestazioni, la nazionale arranca e continua a perdere anche dopo una vergognosa eliminazione dal Mondiale".

In particolare De Paola ha asserito: "Le mancate dimissioni di Gravina e Mancini rappresentano un peccato così gigantesco da scatenare una malinconica crisi di rigetto. Una crisi che coinvolge sia spettatori che giocatori. Mentre un cambio avrebbe rappresentato linfa vitale verso un miglioramento, la stagnazione deprime ogni slancio di rinnovamento.

Ricordiamo che Abete e Prandelli ebbero la dignità di dimettersi dopo il deludente mondiale in Brasile del 2014, ma almeno erano arrivati fin lì e comunque Prandelli aveva raggiunto una finale europea due anni prima".

Aggiungendo infine: "Insomma il calcio non è storia. Il calcio è privo di riconoscenza (...) La memoria riempie gli albi d’oro, non aiuta a vincere le partite".