A Torino serpeggia la sensazione che qualcosa, nel mercato estivo della Juventus, non sia andato come previsto. Un equivoco di fondo, nato da una convinzione che sembrava granitica: la cessione di Dusan Vlahovic entro il primo settembre. Il centravanti serbo, in scadenza di contratto nel 2026 e al centro di trattative mai decollate del tutto, era considerato l’uomo sacrificabile per finanziare il nuovo ciclo tecnico targato Igor Tudor. Ma la realtà ha preso una piega diversa.

Juve, troppi attaccanti per un solo slot

Il direttore generale Damien Comolli, forte della prospettiva di un addio quasi certo, aveva impostato la campagna acquisti su un principio chiaro: rinnovare il reparto offensivo.

Da qui l’arrivo di ben tre nuovi elementi, di cui due prime punte pure – Jonathan David e Lois Openda – oltre a un profilo più duttile per il fronte offensivo come Edon Zhegrova. Una strategia coerente, se solo l’uscita di Vlahovic fosse poi effettivamente avvenuta.

Quando il mercato si è chiuso, però, il serbo è rimasto. Con lui, Openda e David, la Juventus si è ritrovata improvvisamente con tre bomber di ruolo, tutti potenzialmente titolari, ma destinati a pestarsi i piedi in un sistema che non prevede spazio per tutti.

Il paradosso è diventato evidente fin dalle prime giornate. Igor Tudor, fedele alla sua idea di calcio, ha confermato il suo 3-4-2-1: due trequartisti o esterni alle spalle di un’unica punta.

Un modulo che funziona solo se c’è un riferimento centrale chiaro, non tre. E così, inevitabilmente, ogni settimana due centravanti restano ai margini. Uno in panchina, l’altro addirittura fuori dalle rotazioni.

Juventus, le rotazioni dei centravanti non sembrerebbero giovare agli stessi

Le conseguenze non si sono fatte attendere. Jonathan David, arrivato con l’entusiasmo di chi voleva consacrarsi in un grande club, appare spaesato, lontano parente del giocatore brillante ammirato al Lille. Vlahovic, dal canto suo, sembra aver perso quello slancio feroce che lo aveva caratterizzato nelle prime gare stagionali, quando segnava quasi a ogni uscita. Anche Openda, pur offrendo prestazioni generose, paga la mancanza di continuità.

Insomma, quello che doveva essere un mercato di potenziamento si è trasformato in un rompicapo gestionale. Comolli aveva pianificato una Juventus diversa, più dinamica e più giovane, ma l’intoppo sul fronte Vlahovic ha finito per condizionare l’intera strategia. Ora Tudor si trova con un lusso difficile da amministrare: tre prime punte, ma un solo posto disponibile.

Le alternative per risolvere questo problema, come un cambio di modulo, non mancherebbero ma il tecnico bianconero dovrà mettere mano a questa situazione al più presto, magari proprio dalla prossima gara di campionato con il Como.