La gara di ieri della Juventus, fermata 2 a 2 sul campo del Villareal nella seconda partita di Champions League, ha confermato un trend che ormai si sta registrando da qualche settimana in casa bianconera e che vorrebbe gli uomini di Tudor alternare 45 minuti di grande livello a 45 minuti di scarsa intensità.
Juventus, con il Villareal 45 minuti di grande sofferenza, poi il cambio di marcia
La Juventus continua a vivere le sue partite come un pendolo, oscillando tra momenti di brillantezza e passaggi a vuoto che finiscono per incidere sul risultato finale.
Una caratteristica ormai ricorrente nelle ultime uscite bianconere, messa in evidenza anche ieri sera in Champions League contro il Villarreal. In terra spagnola la “Vecchia Signora” ha sofferto enormemente nel primo tempo, costretta sulla difensiva di fronte alla manovra avvolgente del Sottomarino giallo. Il gol subito e almeno un paio di interventi decisivi di Perin – chiamato a tenere in piedi la squadra con parate da applausi – hanno fotografato un avvio di gara non convincente.
Nella ripresa poi la svolta: l’eurogol in rovesciata di Gatti dopo appena quattro minuti ha acceso la squadra, restituendole coraggio e intensità. Da lì il raddoppio di Conceicao ha confermato il cambio di passo, prima della beffa finale firmata dall’ex Veiga al novantesimo, che ha tolto a Tudor e ai suoi la gioia di una vittoria prestigiosa.
Juve, anche con Atalanta e Verona si era vista una squadra a due facce
Ma il copione non è nuovo. Già contro l’Atalanta, in campionato, la Juventus aveva mostrato la stessa doppia anima: primo tempo autoritario e ricco di occasioni, ripresa sofferta con i bergamaschi vicinissimi al raddoppio, fermati solo dalla sorte e dalle parate di Di Gregorio. Un copione identico era andato in scena anche con l’Hellas Verona, con i bianconeri padroni del campo nella prima frazione e nettamente più in difficoltà nella seconda.
Le spiegazioni non mancano. Da un lato c’è un fattore fisico: la Juventus ha iniziato la preparazione estiva con qualche giorno di ritardo rispetto agli altri club, eccezion fatta per l’Inter, a causa della partecipazione al Mondiale per club.
Una differenza che oggi sembra pesare nella tenuta atletica. Dall’altro, Tudor ha scelto di ruotare poco gli uomini a disposizione, complice una rosa che non offre vere alternative in tutti i reparti.
Il risultato è una squadra capace di accendersi a tratti, ma ancora lontana dal mantenere lo stesso livello di intensità per tutti i novanta minuti. Un difetto che, se non corretto, rischia di trasformarsi in un limite strutturale in una stagione dove la continuità farà la differenza.