Ieri la Cassazione ha confermato l'assoluzione definitiva di Raniero Busco, unico indagato per avere provocato la morte di Simonetta Cesaroni, avvenuta nella calda estate del 1990. La Procura Generale ha infatti respinto il ricorso assolvendolo per sempre da non aver compiuto il fatto di sangue che gettò nel panico la Roma bene del 1990. La moglie e l'imputato che a quel tempo era il fidanzato della vittima non erano presenti in aula alla lettura della sentenza rimanendo abbracciati nella loro villa a Roma. La moglie che ha sempre creduto nell'innocenza del marito ha detto che finalmente è finito un incubo.
Raniero Busco era stato assolto già il 24 aprile 2012 quando svenne tra le braccia della moglie e amici alla lettura della sentenza. I coniugi sono felicissimi avendo seppellito definitivamente questa triste vicenda. I parenti di Simonetta Cesaroni invece si sentono presi in giro dopo tutti questi anni dopo che le indagini hanno brancolato nel buio. L'avvocato di parte civile dei familiari della giovane segretaria uccisa a pugnalate, Federica Mondani ha ribadito che c'erano elementi importanti che potevano incolpare il fidanzato mentre Franco Coppi difensore di Raniero Busco ha espresso il dispiacere per questo barbaro omicidio ma ribadendo l'estraneità del suo assistito.
Simonetta Cesaroni fu uccisa a pugnalate nel suo ufficio in Via Poma il 7 agosto 1990 quando il suo corpo dilaniato da circa 30 coltellate e un morso sul seno aveva fatto pensare ad un approccio sessuale finito nei peggiori dei modi.
Il ritrovamento fu fatto dalla sorella Paola e dal datore di lavoro. Il fidanzato era stato condannato a 24 anni di carcere ma poi assolto, fino alla sentenza definitiva dei Giudici Supremi che hanno dichiarato Busco definitamente estraneo ai fatti.
Inoltre per questo strano delitto di una afosa estate romana del '90 era stato incolpato di favoreggiamento il custode dello stabile che aveva pulito le traccie di sangue e probabili impronte dell'assassino.
Pietrino Vanacore si suicidò in Puglia prima di testimoniare al processo di marzo nel 2010 forse schiacciato dal rimorso o perché sapeva troppo. Comunque rimane un'unica certezza la morte: di una giovane e la disperazione dei familiari giunti a nulla.