Gli americani, costretti a fuggire precipitosamente da Saigon quarant'anni fa, hanno fatto ritorno nella città da allora simbolo della dura e umiliante disfatta nella Guerra del Vietnam. E, per farlo, hanno fatto ricorso ad una irresistibile arma di "soft power", i famosissimi in tutto il mondo hamburger di McDonald's. Non si tratta di una inedita prima volta , in quanto altre grandi catene statunitensi sono già presenti nel paese asiatico. Il primo in assoluto fu, nel 1997, due anni dopo che Vietnam e Stati Uniti d'America avevano ripristinato le relazioni diplomatiche, il pollo fritto di KFC.

Altri conosciuti marchi statunitensi già presenti sul mercato vietnamita sono "Burger King", "Pizza Hut" e "Starbucks", tutti arrivati nel paese negli ultimi cinque anni. Ciò che fa veramente notizia in questo caso, dal punto di vista simbolico e mediatico, è la grande notorietà del marchio made in Usa. L'obbiettivo dichiarato di McDonald's è di riuscire ad aprire cento ristoranti nelle principali città vietnamite nell'arco di dieci anni. E la clientela sulla quale punta l'azienda è l'emergente classe media di un paese di novanta milioni di abitanti, in costante crescita economica e affamato di globalizzazione, pur in presenza di un regime comunista che non ammette dissenso, ma che si sta gradualmente aprendo ai capitali stranieri.

Il fast-food, dotato di trecentocinquanta posti a sedere, è stato aperto in via Dien Bien Phu, che ricorda il luogo nel quale nel 1954 la guerriglia comunista inflisse una memorabile e storica sconfitta all'esercito francese, aprendo la strada all'indipendenza del paese. La gestione in terra vietnamita del celebre marchio è stata affidata a Henry Nguyen, genero del Primo Ministro Nguyen Tan Dung, ma pure un vietnamita di ritorno, dopo una vita trascorsa negli Stati Uniti.

Fuggito da Saigon negli Stati Uniti d'America con la famiglia, quando la città venne conquistata dai vietcong, è tornato in Vietnam dieci anni fa con due lauree americane in tasca, di cui una ottenuta ad Harvard, diventando in poco tempo un imprenditore di successo ed ora guidando uno dei marchi simbolo del capitalismo americano.

Fatti salvi i risvolti gastronomici, in realtà l'operazione è stata conclusa, perché conveniente ed utile ad entrambi gli stati ed il motivo è la Cina. I due ex nemici ora si cercano con ben maggiore insistenza, soprattutto dopo la firma del trattato di collaborazione militare del 2011, perché entrambi temono l'espansione del gigante cinese.