Kurt Cobain fa ancora parlare di sé. Sono passati venti lunghi anni dalla scomparsa del leader dei Nirvana, rock band ribelle e immediatamente finita nelle vene di milioni di appassionati. Poi, una carriere tanto esaltante quanto breve, finita con un colpo di pistola dell'allora leader: un suicidio senza appello consumato nel 1994, come confermano le primissime stime degli inquirenti. Un ventennio dopo prosegue il ronzio insistente di chi non considera archiviato il caso, tant'è che numerose fonti di stampa riportano le continue pressioni affinchè il processo venga riaperto.

La polizia è irremovibile anche dopo lo sviluppo di nuove inedite fotografie scattate all'epoca dei fatti nelle burrascose stanze di Cobain: 'Nulla di eclatante e la sostanza dei fatti non viene modificata dalle nuove foto o da altre presunte illazioni' - si affrettano a dire gli inquirenti - mentre tra i fan (e non solo) continua a serpeggiare un malcontento, un'altra versione dei fatti che porterebbe all'omicidio e non al suicidio del cantante. Secondo le ricostruzioni ufficiali, il cantante era già stato sull'orlo del baratro qualche mese prima: proprio a Roma, pochi mesi prima della morte, aveva cercato di togliersi la vita. Un passaggio soltanto rinviato nel dramma più totale.

Nelle foto pubblicate (circa una ventina) si può notare il caos dell'appartamento di Los Angeles che Cobain aveva lasciato per tornare a Seattle, un cucchiaio usato per l'eroina, una bottiglia di antidolorifico e una videocassetta del video di "Come us you here", canzone dei Nirvana che finì sotto accusa per il verso "...e giuro di non avere una pistola". Un segno del destino.