Al termine degli interrogatori di garanzia dei protagonisti del caso Expo 2015, Angelo Paris, Gianstefano Frigerio, Primo Greganti, Luigi Grillo e Sergio Catozzo, si iniziano a tirare le somme di queste indagini e dopo Maltauro anche Catozzo dice qualcosa in più al gip, Fabio Antezza.

Catozzo: "Ho nascosto su cui segnavo la contabilità"

Nell'indagine sulle tangenti pagate per gli appalti edili dell'Expo 2015 e della Città Della Salute inizia oggi a prendere forma la verità. Il primo a muoversi verso la giustizia è stato l'imprenditore Matauro che ha chiesto udienza ai pm, D'alessio e Gittardi, e davanti ai video degli inquirenti, in cui è distinta la sua figura, confessa di aver pagato Sergio Catozzo per mediare con chi di dovere.

Lo stesso Catozzo in seguito ha ammesso: "Ho nascosto i biglietti su cui ho segnato la contabilità delle tangenti ricevute da Maltauro", promemoria consegnati alla Guardia di Finanza. In sua difesa Catozzo continua definendosi un procacciatore d'affari: "faccio da mediatore per le imprese edili- continua in sua difesa - soprattutto nel settore dei lavori privati".

Paris ammette i propri "errori"

Anche Angelo Paris ammette di aver commesso "errori", come può esserlo quello di rivelare notizie e informazioni sensibili sugli appalti e sui progetti in corso d'opera legati all'Expo 2015. Insieme alla documentazione gli inquirenti all'interno del fascicolo di Paris hanno trovato anche la lettere di dimissione da Expo.

Grillo, Frigerio e Greganti negano tutto: nessuno sapeva niente

A negare tutto, dall'esistenza di questa presunta cupola che dirigeva dalle quinte gli appalti dell'Expo alla riscossione di tangenti per l'assegnazione degli stessi, sono gli stessi protagonisti della vicenda. Grillo ammette di conoscere Frigerio, Rogoni e Catozzo, ma rigetta tutte le accuse affermando di non aver mai ricevuto soldi e di non avere nulla a che fare con gli appalti. Stessa strada è quella dei due x imputanti di 'Mani Pulite, Primo Greganti e Gianstefano Frigerio che smentiscono tutto e si proclamano innocenti rispetto alle accuse mosse nei loro confronti.