Claudio Ciai nasce a Firenze il 12 Gennaio 1958; marito di Daniela dal 1981 e padre di Francesco dal 1987, ha lavorato per SIP/Telecom Italia dal 1980 al 2010, finché la sua vita non ha preso una tragica svolta. È il 15 settembre 2010 e Claudio, in trasferta per lavoro, sta percorrendo l'autostrada con la sua vettura aziendale quando viene travolto da un camion. L'incidente si rivela gravissimo e Claudio riporta forti lesioni cerebrali, danni che gli impediranno di muoversi e comunicare autonomamente. L'incidente ha complicato e di molto la vita alla famiglia Ciai, e la situazione è stata resa ancor più triste da un susseguirsi di eventi spiacevoli, che hanno minato profondamente l'animo già a pezzi della famiglia.

Nel 2012 infatti Telecom italia ha cessato di corrispondere a Claudio lo stipendio, senza però chiudere il rapporto lavorativo; questo non ha permesso a Claudio di ricevere gli ammortizzatori sociali né le competenze di fine servizio. A questo sgarbo deve aggiungersi l'estrema superficialità dei vicini di casa della famiglia Ciai, che nel 2013 hanno impedito l'installazione di una piattaforma utile a Claudio per spostarsi più agevolmente; tutto ciò nonostante i familiari di Claudio si fossero dotati di tutti i permessi necessari. Interpellato un giudice a risolvere la questione, costui favorisce l'interesse degli altri condomini e Claudio è costretto a passare gli ultimi mesi della sua vita a Villa Jole presso Bagno a Ripoli; assistito sì con grande cura ma comunque lontano dai propri cari. I continui torti subiti da Claudio attirano nel 2014 l'attenzione di una nota giornalista, che entra in contatto con la famiglia Ciai e si ripromette di divulgare la notizia; purtroppo, Claudio spira prima che quella possa rendere pubblica la battaglia di Claudio contro la sfortuna e le cattiverie della società.

È il 19 marzo 2014 e Claudio Ciai esala l'ultimo respiro, dopo aver portato avanti battaglie sul fronte sociale, giuridico e sopratutto fisico. Dopo la sua morte, il processo a carico del camionista colpevole di averlo travolto, che fino ad allora era stato incredibilmente assegnato ad un tribunale civile, passa ad uno penale ma ciò è ben poca cosa; infine, sorge un'ultima beffa: le compagnie assicuratrici accordano un acconto solo dopo la morte di Claudio. Ennesimo torto subito dalla famiglia Ciai, ormai stanca di combattere il sistema e spiritualmente a pezzi.


Ma Claudio non ha mai smesso di lottare, e così non hanno fatto i suoi cari: dopo tutti gli eventi che si son trovati a vivere, parenti e amici hanno deciso di portare avanti la battaglia di Claudio in suo nome; nasce la Fondazione Onlus Claudio Ciai.
«Rivolta nello specifico ai familiari delle persone che hanno subito incidenti stradali e/o sul lavoro, la Fondazione Claudio Ciai intende fornire una guida a chi si trova improvvisamente dinanzi a situazioni d'emergenza; nella consapevolezza che una mano tesa è un aiuto prezioso per non sentirsi soli di fronte al dramma.»


La stessa Fondazione ha anche attivato e porta avanti la campagna #ciaicoraggio, che invita i sostenitori della causa a scattarsi e condividere sui social una foto, mostrando il proprio nome con gli hashtag: #ciaicoraggio #claudiociai #dirittiumani. Un modo in più per dare visibilità a questioni che riguardino i diritti dei disabili, troppo spesso trascurati; i contatti disponibili sono:
  • Facebook: Amici di Claudio Ciai, Fondazione Claudio Ciai
  • Twitter: @claudiociai
  • Instagram: @fondazioneclaudiociai