Undici militari americani al rientro da una missione in Liberia, uno dei paesi maggiormente colpiti dall'epidemia di ebola, sono in isolamento nella base militare USA di Vicenza. La notizia è stata diffusa dal notiziario della Cnn, che ha specificato che i militari dovranno essere monitorati per 21 giorni, il periodo di incubazione del virus, senza avere neanche possibilità di contatto con le proprie famiglie. La notizia è stata successivamente confermata dall'ambasciata americana di Roma, che ha fatto anche sapere che uno dei soldati è il generale Darryl Williams, ex comandante delle truppe americane in Africa.

Il generale, insieme ad altri dieci commilitoni, è stato accolto dai carabinieri in tuta anti contaminazione e trasferito alla base Dal Molin, dove è iniziato il periodo di quarantena.

Una misura precauzionale

Di fronte al turbamento che la notizia ha suscitato tra popolazione, il sindaco di Vicenza, Achille Variati, fa fatto saper di aver avuto rassicurazione dal Prefetto e dalle autorità militari americane che si tratta di una misura a scopo precauzionale e che i militari in questione sono sani e non presentano alcun sintomo che possa far pensare alla contaminazione dal virus di ebola. Il Pentagono sta intanto valutando l'ipotesi di sottoporre a quarantena tutti i 900 soldati attualmente impegnati nei paesi colpiti dall'epidemia, dove lavorano alle verifica del rispetto delle procedure di sicurezza che limitino la possibilità contagio dalla febbre emorragica.

A confermare tale intenzione la notizia del prossimo arrivo di altri 30 soldati provenienti dalla missione africane e, probabilmente, di 70 arrivi previsti per la settimana prossima.

Indiscrezioni che, se confermate, sembrano prospettare per la base americana di Vicenza un ruolo di "camera di isolamento" per i militari americani in missione in Africa.

Tutto questo mentre sul territorio americano vengono "ammorbidite" le procedure di controllo per non allarmare la popolazione, come disposto dal governatore dello stato di New York, Andrew Cuomo, che su sollecitazione dell'amministrazione Obama ha disposto che il periodo di quarantena per il personale medico di rientro dall'Africa, sia trascorso a casa e non presso strutture all'interno dell'aeroporto JFK, come inizialmente stabilito.