Preoccupa non poco, al 27 ottobre 2014, la notizia che ben 11 soldati di nazionalità Usa si trovano a Vicenza in isolamento poiché rientrati da uno dei paesi a rischio Ebola e cioè la Liberia. Complicata la messa in sicurezza degli 11 uomini, poiché i carabinieri sono stati costretti ad accoglierli in tuta protettiva per prevenire pericolosi contatti. Come sempre l'isolamento si protrarrà per 21 giorni. Nello specifico va detto che sono 600 i soldati americani dislocati in questo paese dell'Africa. A breve in Italia ne rientreranno altri 30. In America l'amministrazione Obama mostra notevole apprensione per la minaccia globale del virus Ebola, forse perché la pubblica opinione è rimasta molto colpita dall'improvvisa morte del famoso paziente zero avvenuta sul territorio americano.

La risposta dell'amministrazione, bisogna ammetterlo, non ha tardato ad arrivare.



Quello che sta accadendo a Vicenza è però la prova provata che l'Ebola non è una minaccia astratta ma riguarda anche il nostro paese, che pure ha di recente stanziato ingenti capitali al fine di prevenire una diffusione del morbo.



Forse molti non avevano pensato, ingenuamente, che ci sono soldati con base in Italia che sono impiegati in territorio africano. Dato che le parole feriscono più delle pietre gli americani gettano acqua sul fuoco, com'è normale che avvenga in queste situazioni, e parlano di monitoraggio controllato in luogo di quarantena. A cambiare è ben poco: il problema del virus ebola resta. E i soldati come stano?

Sono preoccupati? Naturalmente no, essendo stati addestrati a sopportare ben altre difficoltà. Non mostrano peraltro sintomi preoccupanti, almeno per ora, ma sanno che effettivamente il rischio di contrarre Ebola in Liberia è reale. Va da sé che tutti i militari Usa saranno posti in isolamento precauzionale al ritorno da missioni in paesi colpiti dal virus (es.

la Sierra Leone).

La scelta australiana

Colpisce invece la scelta, radicale, degli australiani, che si mostrano davvero allarmati. Non saranno concessi più visti. Il programma relativo agli immigrati è sospeso. E' un segnale importante: la preoccupazione globale per il virus Ebola c'è eccome, motivata dai frequenti viaggi da un paese all'altro anzi da un continente all'altro. Cosa deciderà di fare a questo punto l'Italia, paese notoriamente percorso da importanti flussi di immigrati di origine africana?