E' il 2 agosto 1980 - e l'orologio della stazione ferroviaria di Bologna segna le ore 10,25- quando una potente esplosione fa saltare per aria un'ala della costruzione e massacra 85 persone tra cui 7 bambini e ne ferisce 200 tra cui 18 bambini. Altri 28 rimarranno orfani d'un genitore o di entrambi. La bomba era stata messa nella sala d'aspetto di seconda classe. Ed è il 19 novembre 2014 quando la terza sezione civile del tribunale di Bologna, con la sentenza del giudice Francesca Neri, condanna gli ex militanti del Nar Valerio Giuseppe Fioravanti e Francesca Mambro a risarcire allo Stato italiano -per la precisione - 2 miliardi 134 milioni e 273 mila euro.

Si tratta d'una sentenza coraggiosa e senza precedenti. Il presidente dell'Associazione dei familiari delle vittime di Bologna, Paolo Bolognesi, con fervida soddisfazione ha detto che questa sentenza pone fine "alle protezioni". Mentre, d'altra parte si augura che sia fatta giustizia anche verso coloro che avrebbero nascosto tutta la relativa documentazione riguardante la strage. La richiesta del risarcimento era stata avanzata dal ministero dell'Interno e dal Consiglio dei ministri con il patrocinio dell'Avvocatura dello Stato.

Si ricorda che il tribunale civile di Bologna doveva quantificare e determinare il danno che era stato già appurato con sentenza penale che aveva condannato Mambro e Fioravanti all'ergastolo.

Nel corso del processo gli avvocati Cinthia Bianconi, Jacopo Mannini ed Alessandra Tucci (collegio difensivo dei due condannati a pagare le spese allo Stato italiano in forma solidale) si sono visti respinti la richiesta di prescrizione. Mentre gli interessati hanno fatto sapere che non hanno nulla da aggiungere alla sentenza e che -eventualmente- risponderanno con l'atto d'appello.

In passato sembrerebbe che abbiano già fatto sapere che non hanno alcuna intenzione di pagare in caso di condanna definitiva. Va, inoltre, evidenziato che sia la sentenza penale che quella civile possono essere considerate come una verità giudiziaria, dato che non sono stati inseriti molti tasselli come quelli del terrorista internazionale Marcos; della fornitura dell'esplosivo individuato di natura militare; e se effettivamente Mambro e Fioravanti agirono di testa propria oppure se la strage era stata progettata molto più in alto.

Ed un altro dubbio -tuttora senza risposta adeguata- è quello della provenienza dei soldi che i due ex Nar necessitano per le proprie incombenze legali e di spese generali.

La motivazione della sentenza del giudice Francesca Neri è molto pesante. Tra l'altro è scritto: "La gravità del quel fatto è di livello senza pari nella storia d'Italia". In queste ore, il presidente dell'Associazione, Paolo Bolognesi, deputato nelle liste del Pd, ha rilanciato la necessità di affrettarsi -grazie pure alla direttiva Renzi- per togliere nei fatti il segreto di Stato su tutta la documentazione concernente la strage della stazione di Bologna. D'altra parte, rimangono fermi il timore e tutte le perplessità sull'effettivo risarcimento dei danni subiti dai superstiti e dai parenti delle vittime di quella che fu pure definita la strategia della tensione del terrorismo nero, generando nelle vittime il DPTS, disturbo post-traumatico da stress che include pure l'attentato terroristico.