La notizia che milizie irregolari in Libia si sarebbero impadronite di armi chimiche, residuate del regime di Muammar Gheddafi, si intreccia con il dibattito aperto a Washington da parlamentari dell'opposizione statunitense, su forniture di armamenti offensivi da inviare ai governi locali alleati degli USA.

Le armi chimiche, fra cui il gas iprite e l'agente nervino sarin, sarebbero quelle sopravvissute alla distruzione dell'arsenale segreto di Gheddafi voluta dalla comunità internazionale. L'ipotesi inquietante che queste armi possano essere arrivate in possesso dei miliziani del sedicente califfato islamico dell'ISIS, viene ventilata da fonti delle stesse forze militari libiche, riprese dal quotidiano londinese in lingua araba Asharaq al Awsat.

Tutto questo avviene mentre dai miliziani del califfato continuano ad essere profferite minacce esplicite contro l'occidente, e in particolare contro la città di Roma.

La pericolosità degli arsenali controllati da regimi instabili, e della loro possibile presa di possesso da parte di milizie incontrollabili dopo la caduta di tali regimi, è di tutta evidenza dopo gli eventi degli ultimi anni in Afghanistan, Iraq e Siria. Eppure, si torna ancora a ventilare la fornitura di armamenti a governi medio-orientali in situazioni non proprio di sicura stabilità.

Proprio venerdì l'autorevole deputata del Partito Repubblicano a Washington, Kay Granger, ha annunciato un'energica iniziativa intesa ad inviare aerei caccia-bombardieri F-16 e di carri armati M1-Abrahams all'Egitto e ad altri alleati regionali, in funzione anti-califfato.

L'iniziativa della Granger, che minaccia di bloccare lo stanziamento di fondi per la cooperazione all'estero se il governo Obama non invierà anche gli armamenti, prevede la fornitura di armi anche alla Giordania ed ai curdi iracheni.

La fornitura di armamenti USA all'Egitto era stata bloccata da Washington proprio dopo la constatazione dell'instabilità del governo del Cairo, in seguito alla destituzione del presidente Mohammed Morsi avvenuta molto tumultuosamente il 3 luglio 2013.

Ma la deputata repubblicana Granger insiste perché non tardi ancora il rafforzamento dei governi locali alleati di Washington (Egitto compreso), e attribuisce le remore del governo Obama a "procedure burocratiche o a politiche decisionali mal concepite".