Non c'è mai fine all'orrore e alla violenza seminati dall'ISIS. Emergono ogni giorno nuove storie di atrocità. L'ultima è questa: centinaia di donne e tra loro anche molte bambine, tenute in prigionia ad uso sessuale nel Califfato autoproclamato dai miliziani del califfo Al-Baghdadi. Sono degli ultimi giorni, infatti le notizie atroci raccontate dal quotidiano britannico Daily Mail, che ha raccolto le testimonianze di un'associazione di volontariato, coinvolta nei soccorsi. Di lei non sappiamo il nome e non abbiamo una foto, è una delle vittime della follia disumana dello Stato Islamico.

È una bimba di soli nove anni ed ora è incinta. La bambina fa parte di un gruppo di quaranta persone, formato da donne e bambine di minoranza Yazidi, considerate ed usate come schiave sessuali da parte dei militanti jihadisti.

Secondo le fonti dei soccorsi la piccola è stata detenuta in prigionia dai jihadisti e violentata per mesi da non meno di dieci uomini, se così si possono definire. Pare che fosse data come ultimo dono prima di morire, un oggetto in premio ai combattenti e agli attentatori. Traumatizzata nel corpo e nella mente, ora è stata messa in salvo in Germania, dove riceverà tutte le cure necessarie. Secondo la testimonianza di un volontario umanitario intervistato dal giornale canadese Toronto Star, la bambina è in pericolo di vita se porta avanti la gravidanza fino al parto, anche un cesareo è decisamente pericoloso per il suo piccolo corpo.

Si sta valutando la sua condizione di salute.



Il gruppo di vittime, rapite nel giugno scorso dall' ISIS nella parte più a Nord dell'Iraq, dopo quasi un anno è stato rilasciato in questi giorni vicino Kirkuk. Si tratta di donne, bambini ed anziani. Soltanto i più deboli, tra loro nessun uomo in età adatta al combattimento, probabilmente tutti trucidati e fatti sparire in fosse comuni.

In totale, sono circa duecento i prigionieri che, dopo mesi di interminabile sofferenza, in questa ultima settimana sono stati liberati dai miliziani macellai, grazie al fatto che i peshmerga curdi si sono avvicinati alle posizioni dei militanti del califfo. I profughi della minoranza Yazidi, infatti, al momento della loro liberazione erano terrorizzati, pensavano di dover andare incontro alla loro esecuzione, invece per fortuna ad attenderli c'erano i soccorsi con ambulanze e minibus, per prestare loro le prime cure e condurli verso la salvezza.





Queste poche centinaia di persone sono uscite dall'incubo, ma si contano circa 40.000 vittime Yazidi, tra rapiti ed uccisi, quando lo Stato Islamico ha attaccato i loro villaggi l'estate scorsa. Le organizzazioni umanitarie di tutto il mondo stanno implorando l'Occidente per un intervento deciso nel Nord dell'Iraq, per fermare quello che si sta sempre di più manifestando, purtroppo, come un vero e proprio genocidio, come è stato definito il mese scorso anche dalle Nazioni Unite.