L’interesse del minore deve essere messo sempre al primo posto, specialmente quando lo stesso di trova al centro di una situazione famigliare complicata e delicata. Quando il minore si trova al centro di una situazione di "abbandono" si contrappongono infatti due interessi: da un lato la tutela del rapporto con i genitori naturali, dall'altro il diritto del minore ad essere inserito in una famiglia quando la sua non sia in grado di far fronte ai doveri che la legge le assegna. In queste circostanze prevale dunque la tutela del minore in quanto persona.

Di conseguenza, poichè non è più realizzabile il diritto ad esser educato e cresciuto dalla famiglia d'origine, si scioglie il vincolo con questa. Il minore deve quindi poter essere inserito in un nuovo nucleo familiare idoneo che consenta di creare un rapporto stabile e duraturo fra lo stesso e i nuovi genitori affidatari. Giurisprudenza maggioritaria ritiene infatti che il solido rapporto e la continuità affettiva consolidatasi tra il minore e la "famiglia affidataria" consentirà al minore di esser adottato. Tale principio è stato ancora una volta ribadito da una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n.23979 del 24 11.2015.

Presupposti per la legittimazione a prendersi cura del minore

La Corte di Cassazione ha ritenuto infatti legittimo l’affidamento di due minori ai nonni, dei quali però solo uno era loro nipote naturale. Il caso sottoposto alla Suprema Corte riguarda infatti una famiglia in cui i due genitori erano tossicodipendenti. Il tribunale dei minori aveva quindi deciso di disporre per i due minori lo stato di abbandono, proprio perché i genitori avevano manifestato una situazione di distacco affettivo ed economico che poteva avere solo conseguenze negative sulla crescita dei bambini.

Da qui la decisione dei nonni di prendere a carico i due bambini benchè solo uno di loro fosse loro nipote naturale. I giudici di merito però hanno ritenuto che i nonni non fossero stati legittimati a prendersi cura del 'nipote acquisito' perché nessun vincolo di sangue c'èra fra di loro, posto anche che si sarebbero potute creare delle preferenze a favore dell’altro nipote naturale.

I giudici hanno infatti fatto riferimento alla legge n184/1983 sull’adozione e l'affidamento che prevede che la dichiarazione dello stato di adottabilità spetti ai soli parenti. I nonni intenzionati a prendersi cura a tutti i costi del loro 'nipote acquisito’ fanno ricorso in Corte di Cassazione che gli dà ragione.

La continuità affettiva prescinde dal vincolo di sangue che lega i parenti

La Cassazione, con tale recente sentenza, ha riconosciuto la seria e costante disponibilità dei nonni a prendersi cura di entrambi i minori. Ciò ha consentito l'integrale sostituzione delle figure dei genitori, dal momento che i nonni hanno da sempre dimostrato attaccamento ed affetto nei confronti dei nipoti, a prescindere dal fatto che gli stessi non fossero fratelli di sangue.

A detta degli ermellini, dato che il ricorso alla dichiarazione di adottabilità rappresenta una 'soluzione estrema', nel caso specifico può ben ritenersi integrato il presupposto giuridico che ha determinato tale stato di adottabilità anche del 'nipote acquisito'. Quello che rileva, infatti, è la comunità familiare che si è venuta a creare con i nonni piuttosto che l'esigenza di non separare i due fratelli che hanno comunque creato un rapporto pari a quello di comuni consanguinei. Per info di diritto premi il tasto segui accanto al nome.