Dopo un’attesa lunga due anni è finalmente arrivata la sentenza della corte israeliana che ha condannato Yosef Ben David all’ergastolo, colpevole di aver sequestrato, torturato e bruciato vivo Mohammed Abu Khdeir, un giovane palestinese sedicenne di Shuafat. La morte del ragazzo, nel 2014, provocò rabbia, indignazione e scontri in Palestina ma, come spesso accade, il caso passò inosservato perché al contempo l’esercito israeliano ritrovò tre coloni morti in Cisgiordania, dando vita ad una delle più brutali azioni militari contro Gaza, denominata ‘Margine Protettivo’.
Le vittime di quell’operazione a Gaza furono circa 2.300 tra cui, almeno, 500 bambini, ma ancora una volta tutto fu messo a tacere.
Il piccolo Mohammed fu bruciato vivo dai tre assasini
Torniamo, ora, alla morte del piccolo Mohammed. Dopo una settimana dal ritrovamento del corpo, i tre colpevoli, ovvero Yosef e i suoi due complici minorenni, confessarono l’omicidio. I due minorenni accusarono Yosef di averli drogati e costretti a cercare per più di tre ore la vittima perfetta, scelta che infine ricadde sul giovane palestinese diretto in moschea per la consueta preghiera. I tre rapirono e strangolarono Mohammed fino a farlo svenire, poi lo portarono in campagna e lo bruciarono vivo.
I due giovani complici furono condannati rispettivamente all’ergastolo e a 21 anni di carcere, mentre incredibilmente Yosef, principale imputato, non fu condannato perché ritenuto insano di mente. Ieri, però, finalmente è arrivata la sentenza che la famiglia di Mohammed aspettava da tempo, dopo un processo durato circa due anni Yosef Ben David è stato condannato all’ergastolo.
Questione di giustizia!
Una sentenza del genere è certamente un caso raro in Israele e la notizia è stata accolta con soddisfazione dai tanti palestinesi, soprattutto perché solitamente i soldati israeliani colpevoli di aver commosso un’aggressione ai danni dei palestinesi riescono sempre a farla franca e ad ottenere l’impunità. In ogni caso, resta diverso il trattamento che subiscono quotidianamente i palestinesi che, spesso, non arrivano nemmeno dentro l’aula di un tribunale, ma vengono uccisi direttamente sul posto senza un processo. La sentenza non cambierà le cose in Palestina ma, per lo meno, è stata fatta giustizia per Mohammed.