“Chi l’ha Visto” è la trasmissione leader per quanto riguarda la programmazione Rai. La Sciarelli anche mercoledì 11 maggio ha presentato casi di sparizioni ed aggiornamenti su indagini in corso che riguardano i fatti più eclatanti della cronaca nera: basti pensare al caso Noventa, o della piccola Fortuna a Caivano. Ieri sera c’è stato come ospite Pietro Orlandiche non ha mai smesso di cercare la verità su Emanuela, la sorella scomparsa a Roma il 22 giugno del 1983. All’epoca della sparizione, Emanuela, cittadina vaticana, aveva 15 anni ed il giorno della scomparsa era andata ad una lezione di flauto in un istituto collegato al Pontificio Istituto di Musica Sacra all’interno della Città del Vaticano.
Il caso Orlandi è uno dei più emblematici nel panorama delle persone scomparse. Anni di ricerche, investigazioni, personaggi che sono usciti di colpo dalle indagini dopo esserci entrati, che non si capisce bene se servivano a sviare le inchieste, che si sono concluse con un nulla di fatto. La Cassazione ha infatti archiviato il caso, e la storia di Emanuela è destinata a rimanere un cold case. La pista del rapimento fu confermata indirettamente da Papa Giovanni Paolo II che fece un appello ai sequestratori, tant’è che due giorni dopo arrivò una telefonata che chiedeva lo scambio fra Emanuela ed Alì Agca, l’attentatore che aveva sparato al papa. Vero, Falso?
Da quel momento in poi bisognerà aspettare il 2005, quando nella redazione di “Chi L’ha visto” arrivò una telefonata anonima che suggeriva di aprire la cripta di S.
Apollinare per vedere chi fosse sepolto tra papi e pii uomini di chiesa. Ebbene, in quel luogo venne trovato Enrico De Pedis, detto Renatino, il capo della banda della Magliana, ucciso per un regolamento di conti. La sepoltura di Renatino nella cripta di S. Apollinare avvenne per esplicita richiesta della moglie, che ebbe le chiavi per accedere alla cripta, grazie al parere favorevole espresso da monsignor Vergari, rettore della basilica.
Pietro Orlandi nella puntata dell'11 maggio di Chi l'ha visto annuncia la chiusura delle indagini
Fin qui i fatti sommari che hanno caratterizzato questa storia. E veniamo alla data dell’11 maggio 2016. Pietro Orlandi ritorna dalla Sciarelli per informare sull’archiviazione di un caso che suona come una sconfitta dal punto di vista giudiziario, senonché in diretta telefonaAlì Agca, per riproporre ancora una volta la pista dei servizi segreti, che, insieme a connivenze in Vaticano, hanno favorito il rapimento di Emanuela che doveva servire come “mezzo di scambio”.
E’ ovvio che la Sciarelli abbia definito le sue affermazioni come buffonate, poiché se Alì non è in grado di fornire prove schiaccianti è meglio che si faccia da parte. Interessanti ancora una volta le intercettazioni di mons. Vergari con la moglie di Renatino che lo istruiva sulle cose da fare, invitandolo a non parlare con i giornalisti, in quanto il caso Orlandi sarebbe stato archiviato a breve. Ovvio quindi che se si volesse far luce su questa ragazza, le cui tracce si perdono nel lontano giugno 1983, ci sarebbero eccome, gli elementi per riaprire il caso, e non si capisce come mai si voglia stendere un velo su una vicenda che riguarda tutti noi, che vogliamo la verità ed insieme a Pietro e tutta la famiglia Orlandi.
Rimane in sospeso la figura di Accetti
Il caso di Emanuela va risolto per far luce su tutto quel cumulo di bugie intessute ad arte. Come dimenticare Accetti, legato all’uccisione del piccolo Garramon, figlio di un funzionario delle nazioni unite uruguaiano che svolgeva servizio in Italia? Se chi non si arrende e vuole la verità è uno sbarellato, siamo tutti un po’ folli. Il caso di Emanuela Orlandi non può essere dimenticato perché Emanuela era una ragazza fatta sparire e finita chissà dove. Siamo tutti Pietro Orlandi.