L'Italia sarà sempre un Paese di "teatranti". La paura di possibili attentati di matrice jihadista nel Belpaese è forte e, pertanto, sono parecchi i teatranti da social network che, citando le vittime degli attacchi di Parigi, Bruxelles o Nizza, si dichiarano "in guerra contro l'Isis" ma continuano ad ignorare centinaia di migliaia di morti che la vera guerra all'Isis ed all'Islam radicale in generale ha causato e sta causando in Medio Oriente. La maggior parte delle vittime sono di religione musulmana, così come lo sono i militari che stanno costringendo i jihadisti alla sconfitta.

Per tali ragioni, gli indici così abituati a pigiare gli schermi degli smartphone, si sono scatenati dopo le dichiarazioni del presidente del Copasir, Giacomo Stucchi. Il capo del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica ha detto apertamente che, alla luce della rotta disordinata che le milizie dell'Isis hanno intrapreso a Sirte sotto i colpi dell'esercito regolare libico spalleggiato dalle forze aeree della coalizione internazionale, il rischio chei militanti dello Stato Islamico possano trovare rifugio sui barconi dei profughi che attraverseranno il Canale di Sicilia è molto alto.

Gente in fuga dalla guerra

Gli allarmi populisti e xenofobi relativi a presunti terroristi annidati tra i profughi che giungono in Italia, sono dunque fondati?

Con buona pace dei "guerrafondai di Facebook", sono sempre stati privi di senso. L'Isis investe tempo e fondi economici sulle sue milizie, quelle addestrate in Iraq, Siria e Libia e non gli affiliati "last minute" per i quali arriva poi una rivendicazione puramente opportunistica. Dunque non ha certo l'interesse di rischiare i propri uomini imbarcandoli un "viaggio della speranza".

Questo parere è condiviso dallo stesso Stucchi ma, alla luce di ciò che sta accadendo in Libia, oggi la situazione è cambiata. La possibilità che parecchi affiliati alle milizie jihadiste possano imbarcarsi alla volta della Sicilia è reale ma sarebbero semplicemente persone in fuga dalla guerra, da tribunali che in un Paese come la Libia li condannerebbero alla pena capitale.

"Potrebbe trattarsi di gente allo sbando - afferma Giacomo Stucchi - che fugge dalla Libia con l'intenzione di far perdere le proprie tracce. Qualcuno potrebbe voler continuare la sua guerra contro l'occidente, non tralasciamo nessuna ipotesi e pertanto monitoriamo con attenzione la situazione".

Le minacce contro Roma

Il presidente del Copasir minimizza le scritte minacciose contro Roma trovate sui muri di Sirte. "Semplice propaganda. Roma è il centro della cristianità ed è ovviamente un obiettivo dei terroristi così come qualunque altra città occidentale". Riteniamo improbabile che l'Isis, i cui giorni sono contati in Libia come in Siria ed Iraq, stia pensando di esportare la sua guerra in territorio italiano.

Più facile che numerosi miliziani e foreign fighters, molti dei quali sono mercenari e non fanatici religiosi, stiano pensando semplicemente di nascondersi così come fecero i criminali di guerra nazisti fuggiti dall'Europa alla fine della seconda guerra mondiale.

I jihadisti italiani

Quando le truppe libiche hanno espugnato la roccaforte dell'Isis a Sirte, hanno rinvenuto documenti che recavano alcuni nominativi di affiliati all'Isis che sarebbero transitati in Italia, nel milanese: soggetti di nazionalità libica, tunisina e sudanese. Anche qui Giacomo Stucchi tende a spegnere i fuochi di facili e teatrali allarmismi. "Si tratta di gente che è realmente transitata nel milanese, anche in questo caso teniamo alta la guardia. Ci sono state inchieste in merito, le indagini sono tutt'ora in corso ma siamo propensi a ritenere costoro "gente di passaggio", soggetti che sono realmente transitati in Italia ma che adesso potrebbero trovarsi in altre parti del mondo".