Come un fulmine, squarcia il velo dell'indifferenza culturale la notizia data ieri dal quotidiano "Moscow Times" e deflagra nel mondo, quasi a rinverdire gli ardori dell'autonomismo e della libertà letterari.Vladimir Sorokin, scrittore di fama internazionale, è colpito dall'infamante accusa, mossa da un gruppo di attivisti, di ' istigazione al cannibalismo'.

La notizia, data con l'usuale lapidarietà russa, lascia annichiliti, soprattutto per lo spessore intellettuale dello scrittore e si presta a una 'lettura' più attenta della libertà d'espressione nella Russia di Putin.Che i rapporti di Sorokin con il Cremlino non siano propriamente idilliaci è un dato acquisito, ma l'estremizzazione dell'infamia appare molto discutibile.

D'altro canto sono ben noti il rigore e l'intransigenza di Putin, che sembra non dare molto spazio alle intemperanze di un certo tipo di concettualismo considerato estremista.

Sorokin, intellettuale scomodo?

La fama di Sorokin è fondata e indiscutibile anche in Italia, con la sua opera "La giornata di un Opricnik", che ha vinto la IX edizione del premio Gregor Von Rezzori, assegnatogli come riconoscimento per la migliore opera straniera.Una fama che lo scrittore ha meritato in tutto il mondo, grazie soprattutto a un percorso di vita e ad attività culturali intensi e supportati da radicate posizioni ideologiche e filosofiche. Un intellettuale completo, che ha saputo spaziare dalla pittura alla scrittura, esprimendo la sua radicale ricerca della 'verità'.

Non è casuale che venga definito il Solzhenitsyn dei nostri anni, proprio per la sua naturale avversione ad ogni forma di autorità. Ma, se il primo ricostruiva il passato, a Sorokin interessa il futuro.Per il 'platonico' scrittore la realtà si cela nell'eternità e la vita durerà fino al giorno fatale in cui finirà il petrolio.

Una visione che sa di estremismo e che questo straordinario intellettuale esprime, ricorrendo spesso a situazioni paradossali, come appunto il racconto incriminato, ma che rendono appieno il 'paradosso della vita'.C'è spazio, dunque, nella Russia di Putin per una tale 'estrema' libertà rappresentativa, che lotta ogni forma di autoritarismo?