Hanno destato notevole interesse le parole pronunciate da Valeria Fedeli, la vicepresidente del Senato. In un'intervista a Radio24 ha affermato che le istituzioni non possono più delegare, ma devono agire concretamente nella prevenzione e nel contrasto della violenza maschile, soprattutto perché è intollerabile che ogni giorno muoia una donna per femminicidio.

Finanziare il contrasto alla violenza di genere non delegabile

Per Valeria Fedeli, però, sollecitare le istituzioni a svolgere a favore dei cittadini e delle cittadine il mandato istituzionale insito nella loro esistenza non basta.

Infatti, è opportuno anche aumentare e sostenere i Servizi presenti sul territorio. Questa dichiarazione ha fatto ben sperare le operatrici dei Centri antiviolenza che da anni ormai chiedono allo Stato di non essere sordo ai loro richiami e che negli ultimi periodi - a causa delle numerose ristrettezze economiche - sono costretti o a dimezzare i servizi offerti alle donne o addirittura a chiudere.

L'Italia è dotata degli strumenti per contrastare la violenza

La vicepresidente ricorda, sempre nell'intervista a Radio24, che l'Italia è dotata degli strumenti per poterlo fare. Lo è dal 2013, da quando con la cosiddetta legge sul femminicidio si è stabilito di finanziare i CAV. Ma di certo non basta, perché alle associazioni territoriali che sostengono le donne è opportuno dare maggiore supporto, da tutti i punti di vista.

La normativa, dunque, esiste ma andrebbe attuata meglio nelle sue diverse voci, soprattutto quando si parla di sostenere con risorse economiche concrete i CAV che vivono di stenti, nonostante l'incredibile lavoro che fanno per prevenire la violenza maschile e arginare i danni che essa produce.

Le Regioni e gli enti locali devono ricevere i finanziamenti

Per Valeria Fedeli le risorse economiche previste dalla legge vanno davvero stanziate e bisogna mettere le Regioni e gli enti locali nelle condizioni reali e concrete di poterle adoperare, altrimenti tutto questo parlare è solo aria fritta e resta su carta come sostegno irreale.

Educare alle differenze a scuola

Inoltre, rispondendo alle domande dei giornalisti di Radio24, la vicepresidente ricorda che "la buona scuola" voluta dalla riforma del Governo Renzi prevede - tra le varie - che nell'offerta formativa sia inserita l'educazione al rispetto della differenza di genere. E questa, per Fedeli, è una scelta che segna un passaggio epocale, perché prima d'ora tale scelta non era mai stata fatta.

Così, mentre l'Italia si appresta a organizzare la manifestazione del prossimo novembre, i CAV chiedono di non abbassare la guardia sulla violenza maschile e sugli effetti devastanti che essa ha anche sui bambini e sulle bambine.