Il pomeriggio di martedì 13 settembre, a Mugnano, vicino il capoluogo campano, in via Rossetti, è stato ritrovato senza vita il corpo della giovane Tiziana Cantone, che si è suicidataimpiccandosi con un foulard.

Il gesto estremo della giovane donna va, ovviamente, messo in relazione con l'esistenza esasperata cui la trentunenne campana era costretta da circa un anno e mezzo, da quando, cioè, con il suo consenso, era stata filmata durante momenti hard. Il video, che sarebbe dovuto rimanere una parentesi privata tra Tiziana e il partner, era stato, invece, diffuso tra alcuni conoscenti, ed infine messo in rete da uno di essi.

In poco tempo il filmato era diventato un vero e proprio tormentone: pochi coloro che possono dire di non averlo visto, di non aver sentito o pronunciato la frase 'Stai facendo il video? Bravoh', pronunciata dalla giovane, come emerge dallo stesso.Tiziana, perseguitata dalla risonanza mediatica del filmato, sottoposta costantemente alla berlina del web, aveva tentato di cambiare vita: lasciando il lavoro nel ristorante di famiglia, trasferendosi per un periodo in Toscana e addirittura cambiando nome, due mesi fa. Tuttavia, i suoi sforzi non erano riusciti, evidentemente, a riparare la rottura che era avvenuta dentro di lei, la profonda ferita causata dall'umiliazione della gogna mediatica, dall'essere continuamente insultata e riconosciuta come la ragazza del video.

L'avvocato della Cantone, Roberta Foglia Manzillo, era recentemente riuscita ad ottenere dal Tribunale di Napoli unprovvedimento d'urgenza ai sensi dell'articolo 700 c.p.c., affinché il video fosse finalmente oscurato, rimosso dal web. Tuttavia la concessione del provvedimento è arrivata troppo tardi.La Procura di Napoli ha aperto, a seguito della morte della ragazza, un'inchiesta per istigazione al suicidio.

Ora più che mai la famiglia chiede silenzio e rispetto, cercando quell'umanità che la rete ha negato a Tiziana.

I pericoli della condivisione senza limiti

La vicenda fa riflettere non solo sulla carenza di tutela per la dignità della persona, nel caso di specie, a livello telematico. Ma anche sulla perversa psicologia del popolo italiano, che oggi si rattrista, ma fino a ieri inneggiava al 'Bravoh'.

Tutto questo non può forse ricondursi ad un retaggio di intolleranza e di pochezza culturale che, probabilmente, il web sta ulteriormente alimentando? La libertà della rete è un'arma a doppio taglio. Nell'era della condivisione in tempo reale, si è perso di vista il concetto di privacy, che deve essere ristabilito con nuove regole, compatibili con l'impietosità e l'impetuosità del web. Ma forse ciò che deve realmente cambiare è il rapporto che le persone hanno con la rete stessa.

Un altro video: ragazza diciassettenne stuprata ripresa dalle amiche

La notizia odierna di una ragazza diciassettenne violentatanel bagno di una discoteca di Rimini, risalente ai mesi scorsi, ma emerso solo ora,deve far riflettere sulla possibilità di imporre dei limiti esterni allo sharing sfrenato.

Le amiche della giovane hanno infatti ripreso l'accaduto, diffondendo il video su WhatsApp. Si è forse perso il contatto con la realtà? Tutto è vissuto come virtuale e innocuo? Perché documentare l'accaduto in tempo reale e non chiamare aiuto? In questo caso il video è stato bloccato dai Carabinieri, e la madre della minorenne ha sporto denuncia per violenza sessuale. Del caso di sta occupando la Procura di Rimini.

La violenza che non sconvolge più

Sembra che la violenza, fisica o psicologica che sia, non porti più all'indignazione, ma anzi, conuna sorta di gusto macabro e grottesco, scateni la smania di avvicinarvisi. Se c'è una responsabilità della rete è quella di essere immediatamente accessibile e senza controllo: video, audio, foto, pensieri: tutto è condivisibile, da tutti. Ma il web è solo un mezzo, uno strumento nelle mani di persone, che dallo stesso si sentono protette, finché non ne diventano, a loro volta, vittime.